Chi ospiterà il terzo scalo aeroportuale del Lazio? La partita si fa sempre più complicata e le aspirazioni di Frosinone e di Latina si incrociano e si scontrano con quelle di Viterbo che, in queste ore, ha rilanciato la propria candidatura nella convinzione di poterla spuntare.
Nei giorni scorsi, infatti, Fabio Notazio, già assessore alla cultura del Comune di Montefiascone e responsabile per la Lega del progetto "Aeroporto di Viterbo" nell'ambito delle attività del Dipartimento regionale delle Infrastrutture per il partito, ha consegnato al ministro Salvini, nel corso di un convegno sui trasporti svoltosi all'Hotel Ergife di Roma, un corposo dossier per perorare la causa viterbese.

L'analisi sintetica
«Viterbo - dice Notazio - si fa preferire a Frosinone e anche a Latina per una serie valida di ragioni. In base allo studio effettuato dall'Iccsai, che ha analizzato più possibili scenari di sviluppo del traffico passeggeri in relazione alle possibilità di assorbimento della domanda da parte degli attuali scali del Lazio, si evince che la scelta di Viterbo come terza aerostazione regionale, ufficializzata dal ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi lo scorso novembre, è la migliore rispetto alle ipotesi Frosinone e Latina. Questa convinzione nasce sia per la posizione geografica di Viterbo, che essendo a nord di Roma non interferirà con le rotte aeree per la Capitale, sia per altre valutazioni. Tra queste ci sono: le condizioni medie del tempo migliori a Viterbo rispetto a Frosinone, che, specialmente d'inverno, ha condizioni simili a quelle di Linate, non certamente ideali, e a Latina; il risparmio in termini di carburante e tempo (e quindi di inquinamento) dei voli provenienti dal nord Europa atterrando a Viterbo e non a Roma; i tempi di raggiungibilità dello scalo e la sua centralità rispetto ad altre zone in cui ci sono più aeroporti e, quindi, la presenza di un nuovo aeroporto porterebbe meno vantaggi. Dall'analisi non risulta che le infrastrutture viarie nella Tuscia, pur da completare e migliorare, siano un ostacolo imprescindibile per avere l'aeroporto a Viterbo. Il tempo che manca alla realizzazione dello scalo dovrà servire al completamento di infrastrutture come l'adeguamento ed il raddoppio della Cassia tra Monterosi e Vetralla e dei collegamenti ferroviari Roma-Viterbo, tra l'altro già programmati, così come il completamento della Trasversale Civitavecchia-Viterbo-Orte».

L'aeroporto
Viterbo, secondo Notazio, parte in vantaggio perché un aeroporto, una pista di volo già esistono e richiedono investimenti sostenibili per il completamento. «La pista del futuro aeroporto viterbese - prosegue Notazio - sarà l'attuale, lunga 1.500 metri, ampliata fino a un livello minimo di 2.400-2.500 metri: questo sarà il primo investimento da conteggiare per prevedere gli effetti diretti. Quindi, sarà necessario valutare i costi di tutta la struttura aeroportuale e, per fare una previsione sugli investimenti di gestione, sarà fatta una comparazione con lo scalo di Orio al Serio (Bergamo), che presenta le caratteristiche più simili a quello che è stato valutato dall'Iccsai. L'investimento di riferimento per l'ampliamento della pista oggi in uso allo scalo militare "Tommaso Fabbri" di Viterbo si aggira sui 30 milioni di euro, mentre serviranno circa 25 milioni di euro per la struttura dell'aeroporto: l'investimento iniziale sarà quindi di circa 55 milioni di euro. L'infrastruttura con il funzionamento a regime produrrebbe per il territorio un pil di quasi 250 milioni di euro». «Gli ultimi dati pre-pandemia - continua Notazio - registrano un traffico di trentacinque milioni di viaggiatori distribuiti tra gli aeroporti di Ciampino e Fiumicino. Ma la proiezione sul 2030 è ancora più eloquente: nel 2025 Roma ospiterà il Giubileo e nel 2030 l'Expo e il solo traffico passeggeri negli aeroporti del Lazio sarà di circa novanta milioni di utenti. In più, va rilevato che, di recente, il Consiglio di Stato, per i noti problemi di compatibilità ambientale, ha notevolmente ridotto l'operatività dello scalo di Ciampino, da 100 a 65 voli giornalieri, escludendo nel contempo i voli notturni. Come se non bastasse, il Tar del Lazio ha decretato l'irrealizzabilità della quarta pista dell'aeroporto di Fiumicino, che avrebbe dovuto sostenere il trend evolutivo del traffico aereo della Capitale. Il ministro Matteoli aveva già anticipato lo scenario di cui stiamo parlando. La cabina di regia, istituita presso il ministero dei Trasporti, aveva reso cantierizzabile nel 2011 l'unica soluzione offerta dall'Enac e dall'Enav per garantire la tenuta del sistema. I due enti, dopo attenti studi, ritennero, infatti, di realizzare il terzo scalo del Lazio sul già esistente sedime aeroportuale di Viterbo. A sua volta la conferenza dei servizi, che coinvolse tutti gli organi di vertice, superò a pieni voti l'iter burocratico e amministrativo per il sì alla creazione dello scalo. Ad "Aeroporti di Roma", che aveva già elaborato il masterplan e la progettazione di massima, venne assegnata la gestione del nuovo aeroporto come compensazione della progressiva chiusura di Ciampino. Allo stesso tempo Ferrovie dello Stato, Anas e Comune di Viterbo avevano progettato il potenziamento della incompleta rete viaria e ferroviaria tra l'aeroporto e la Capitale. Nel 2012, però, il governo Monti passò un colpo di spugna sul progetto, destinando le risorse stanziate ad altri investimenti. Oggi, poi, non si capisce come nella bozza del nuovo del piano nazionale degli aeroporti definita dall'Enac durante il governo Draghi, cui abbiamo presentato delle osservazioni, pur essendo ben presenti le criticità rilevate su Fiumicino e Ciampino, non compaia alcuna voce sul rafforzamento del sistema aeroportuale laziale, e non si offra la minima soluzione al problema». «Alla luce di tutto ciò la soluzione di Viterbo - dice ancora Notazio - è per noi la migliore, la più economica e quella più facilmente realizzabile. Toccherà alla prossima giunta regionale occuparsene». Intanto, nei prossimi giorni il ministro Salvini incontrerà il comitato per l'aeroporto di Viterbo.

Scuola di volo militare
Se Viterbo dovesse ospitare l'aeroporto civile, si porrebbe un problema di convivenza e compatibile con la scuola di volo interforze per elicotteristi che lo Stato Maggiore della Difesa vorrebbe in Tuscia, spostando il 72º Stormo da Frosinone a Viterbo. «Per noi - chiosa Notazio - sarebbe meglio che la scuola di volo militare rimanesse a Frosinone. In Ciociaria la struttura è diventata un'eccellenza a livello europeo, è ottimamente integrata nel tessuto sociale ed economico, l'orografia del territorio offre le migliori condizioni per un addestramento completo per gli elicotteristi e si creerebbero non pochi disagi al personale militare e civile che dovrebbe essere sradicato da Frosinone e portato a Viterbo. In più, non ci sono interferenze con il traffico aereo civile, cosa che non accadrebbe qui a Viterbo. Va da sé, quindi, che la scuola di volo debba rimanere a Frosinone».