Due i filoni d'inchiesta aperti dopo le comunali del 2019 a Cassino. Alcuni degli indagati avevano chiesto di essere ascoltati, altri no. Poi la chiusura delle indagini e la fissazione del processo sia per i cinque del primo filone che per i tre coinvolti nel secondo filone.
Ieri, durante la prima udienza in Corte d'assise a Cassino per quest'ultimo troncone giudiziario, il colpo di scena: nessun processo per i tre imputati chiamati a rispondere delle contestazioni legate alle presunte firme false. Ma una "retrocessione" all'udienza filtro. Si torna davanti al gup.

Due e ben distinte, lo ricordiamo, le inchieste maturate nello stesso periodo e nella medesima compagine, incentrate - però - su due ipotesi differenti.
Accanto alle presunte firme false, che hanno coinvolto l'ex consigliere provinciale e assessore al Comune di Frosinone Alessandra Sardellitti, Giovanni Argentino e Salvatore Luciano per ipotesi differenti - il troncone d'indagine principale, con cinque persone finite nel registro degli indagati per voto di scambio.

L'ipotesi firme false
Secondo l'accusa, ad Alessandra Sardellitti, ex consigliere provinciale del Pd all'epoca dei fatti contestati, è stato chiesto conto, proprio nella sua qualità di consigliere provinciale e di pubblico ufficiale addetto all'autenticazione delle firme necessarie alla presentazione delle liste, di aver attestato che le 47 firme su cui pende l'ombra del falso fossero state apposte in sua presenza, previa autenticazione dei firmatari. Quando in realtà, contesta la procura, sarebbero state raccolte in sua assenza. Gli altri due, Giovanni Argentino e Salvatore Luciano, avrebbero per gli inquirenti materialmente falsificato le stesse, insieme ad altri soggetti rimasti non identificati. Ieri mattina le difese - gli avvocati Francesco Malafronte, Rosita Lioi e Diego Landolfi - hanno sollevato alcune eccezioni in merito alla citazione diretta a giudizio ribadendo che per il tipo di contestazione avanzata in relazione al reato fosse necessaria la valutazione del giudice per le udienze preliminari. Eccezioni accolte. Si fa retromarcia.
Invece per i cinque coinvolti nel primo filone la prima udienza è fissata al prossimo 14 febbraio: in aula Tommaso Marrocco, Michele Marra, Antonietta Morelli, Elio Valente e Valentina Colella.

La genesi
Tutto era partito dalla diffusione nel mese di luglio del 2020 su "Tanfuk" di un video nel quale una donna, candidata consigliere alle amministrative del 2019 per l'elezione del sindaco e del consiglio comunale di Cassino, raccontava che uno dei candidati della sua lista - poi eletto consigliere comunale - le aveva promesso un posto di lavoro se l'avesse aiutato a ottenere un congruo numero di voti di preferenza. Non solo. La donna - hanno spiegano gli inquirenti - avrebbe anche fotografato la sua scheda elettorale come "prova". Ma, sedotta e abbandonata dalle lusinghe elettorali, aveva vuotato il sacco. Quindi l'apertura delle indagini affidate dai sostituti Bulgarini Nomi e De Franco alla Squadra Informativa del Commissariato di Cassino. E lo "sdoppiamento" delle inchieste.