Cinque esclusioni dalle liste elettorali per il consiglio dell'ordine degli avvocati. Dopo le voci circolate insistentemente giovedì, ieri è arrivata la conferma ufficiale. Una decisione che sta sollevando polemiche vista anche la partecipazione con cui si sta affrontando questa competizione elettorale. E alle porte ci saranno anche i ricorsi al Consiglio nazionale forense.


La commissione elettorale, per la mancata presentazione del documento di identità, ha escluso dalle elezioni che si svolgeranno dal 25 al 27 gennaio, gli avvocati Maria Santoro, Maurizio Federico, Maria Minotti, Jessica Gizzi e Antonio Roma, tutti facenti parte della seconda lista che si contrappone a quella del presidente uscente Vincenzo Galassi e che come candidato alternativo sosteneva proprio una delle escluse, Maria Santoro. Il che ovviamente depotenzia la competizione elettorale con una partita che, a meno di clamorosi colpi di scena, sembra ormai già chiusa.

Quindici sono i membri da eleggere per un massimo di dieci preferenze esprimibili. I candidati scendono così da 23 a 18 (le candidature erano presentabili individualmente anche se poi, alla fine, si sono formati due blocchi distinti). Nel primo gruppo ci sono gli avvocati che fanno capo a Vincenzo Galassi e quindi Cristiana Loreti, Fabrizio Zoli, Maria Pia Coreno, Angelo Galassi, Giulia Giacinti, Monia Marsinano, Lucia Pereno, Chiara Scarpino Schietroma, Angelo Testa e Massimiliano Vincenzi. Quindi ci sono i candidati Pietro Polidori e Luigi Di Ciaccio che si sono presentati autonomamente e i cinque della seconda lista che sono rimasti in lizza, Carmine Polsinelli, Antonella Bianchi, Deborah Magnante, Carlo Coratti e Cristiano Papetti.


Viste le esclusioni, tra cui quella di Maria Minotti, candidata alla presidenza, sono stati già annunciati dei ricorsi per ottenere la riammissione in lista delle candidature bocciate dalla commissione elettorale. A occuparsene sarà il Consiglio nazionale forense, ma non è detto che una decisione arrivi prima dell'appuntamento elettorale con il rischio, in caso di accoglimento dei ricorsi, di invalidare le elezioni.