Una cerimonia commemorativa in onore dei tre martiri toscani Giorgio Grassi di Firenze, Pier Luigi Banchi di Fiesole e Luciano Lavacchini di Borgo San Lorenzo, nel 79º anniversario dell'eccidio in cui vennero giustiziati dal plotone d'esecuzione tedesco, proprio nei pressi del "curvone" di viale Mazzini, rendendosi così protagonisti involontari di una delle pagine più cruente riguardanti Frosinone.

Ieri l'amministrazione comunale di Frosinone ha voluto ricordare quell'episodio. Gerardina Morelli, ex consigliere comunale e promotrice del comitato "Tre martiri toscani", con commozione ha voluto commemorare il sacrificio subito da questi tre giovani il 6 gennaio del 1944 per mano di fascisti.

«Se siamo oggi qui a ricordarli nel giorno del 79º anniversario dell'eccidio, che avvenne proprio sul curvone di fronte a noi, è perché esiste questo monumento, per il quale ci sono diverse persone da ringraziare. Io facevo parte dell'amministrazione comunale nel 2002, venni delegata a un progetto di riqualificazione aree verdi. Nel fare il giro di ricognizione di queste aree, grazie ad un dipendente comunale, tale Mauro Corsetti che ringrazio ancora, venni a conoscere questa storia, al che pensai subito che bisognava fare qualcosa per ricordare questi tre ragazzi e perché questa storia venisse conosciuta dalla cittadinanza. Ringrazio ancora oggi la Banca Popolare del Frusinate che ha stanziato i fondi per la realizzazione di questo monumento, che è opera del maestro frusinate Alberto Spaziani. Venni a sapere che un superstite di questi tredici ragazzi, la cui storia è scritta in un libro dal titolo "Tredici nomi in un cappello" di Otello Giannini, che faceva parte del gruppo dei tredici toscani, la vicenda di Angiolino Terrinazzi, all'epoca un ragazzo di Firenze, che si stava battendo perché si realizzasse almeno un cippo su cui pregare e ricordare i suoi tre amici che vennero fucilati. Cominciai ad impegnarmi per la realizzazione di questo monumento, e fui felice di realizzare quello che era il sogno di Angiolino Terrinazzi, del suo amico Virgilio Reali e di Sergio Collalti, i quali con lui portarono avanti questa battaglia che durò anni. In me trovarono la persona che riuscì a realizzare il loro sogno. Con questa realizzazione del monumento mi dissero che sarebbero morti serenamente. Questo monumento venne inaugurato il 6 gennaio2004, quindi oggi compie 19 anni. Ci fu una cerimonia bellissima, alla presenza di moltissime autorità toscane e di parenti».

Anche Alessandra Maggiani, uno dei tre reggenti dell'Anpi di Frosinone, ha voluto parlare dell'importanza della giornata di commemorazione e ricordo, «sarebbe bene che tutte le amministrazioni comunali fossero attente ad episodi che sono accaduti anche nella nostra provincia. Questi tre ragazzi, anche inconsapevolmente, fanno parte di una serie di episodi che la nostra provincia annovera numerosi e anche molto efferati a volte, ed è importante che tutti contribuiscano a ricostruire questa storia che fa parte della nostra identità, e su cui possiamo costruire la nostra identità. Il ruolo dell'Anpi sta qui, nel ricordare, commemorare, ma nell'evitare che questa memoria rimanga un simulacro da guardare solo nelle commemorazioni. Commemorare giornate come questa, significa anche trarre insegnamento da quello che è successo, e non dimenticare mai che l'unica bussola che ci deve guidare è la Costituzione».

Il sindaco Mastrangeli ha ringraziato i presenti nell'aver dato, con la loro partecipazione, una concreta attenzione alla celebrazione, e l'Anpi, per aver ricordato alcuni aspetti importanti. «Questi ragazzi sono quelli che rappresentano il cemento, il collante di quella che è una Costituzione nata proprio da questo sangue e da altro sangue gettato sul nostro paese per difendere una parola che, purtroppo, si apprezza quando si perde, e che si chiama libertà».

Il sindaco ha ringraziato anche Gerardina Morelli nella commemorazione di tre ragazzi «che forse non volevano combattere una guerra che non gli apparteneva. E anche questa è la privazione della libertà, la libertà di poter scegliere da che parte stare. I morti dopo ottant'anni non hanno colore, ma dobbiamo onorarli, e oggi siamo qui ad onorare, a commemorare tre ragazzi toscani. Quello che è successo allora, non deve succedere più, perché in guerra non ci sono mai vincitori».