La seconda possibilità vale anche per le imprese, che possono trovare una soluzione alternativa alla liquidazione giudiziale. È scritto nel nuovo "Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza" nell'alveo del quale il giudice del tribunale di Frosinone, Andrea Petteruti, ha pubblicato il volume "La verifica dello stato passivo ed i piani di riparto". Una sorta di guida pratica presentata nel corso di un convegno tenutosi lo scorso 17 dicembre al teatro comunale di Fiuggi.

Un appuntamento organizzato dall'ordine degli avvocati di Frosinone e dall'ordine dei commercialisti e degli esperti contabili di Frosinone, che ha segnato un momento importante nel percorso formativo delle due categorie in provincia di Frosinone e acceso i riflettori sulla nuova riforma, in vigore dal 15 luglio. In particolare, Petteruti ha trattato il tema della continuità aziendale, sottolineando come anche nelle procedure liquidatorie si debba tendere, per quanto possibile, «al salvataggio dell'azienda, che va tendenzialmente considerata come un complesso produttivo costituente di per sé un valore». 

Dottor Petteruti, quali sono gli aspetti più innovativi di questa riforma?
«Le novità sono molteplici e disseminate nell'intero Codice della crisi. Certamente l'aspetto più rilevante è il cambio di mentalità richiesto a tutti gli operatori economici e del diritto, un approccio nuovo alla crisi di impresa che impone di riconsiderare categorie già note e di affrontare la crisi e l'insolvenza in modo completamente diverso rispetto a quanto fatto sinora. Lo stesso ruolo dei debitori, dei creditori, delle banche e di tutti i soggetti coinvolti nella crisi assume, alla luce di questa riforma, una connotazione totalmente diversa». 

Possiamo definirla un'ancora di salvataggio per le aziende?
«Sicuramente sì se pensiamo che un altra novità fondamentale introdotta dal Codice è l'allerta recoce, l'early warning, che, di fatto, è la vera scommessa del legislatore: l'emersione immediata della crisi dovrebbe consentire l'utilizzo sia delle nuove procedure previste che di quelle già esistenti e ridisciplinate, al fine di evitare la liquidazione giudiziale, cioè il vecchio fallimento, che diviene, quindi, il rimedio residuale. Le misure di allerta e prevenzione, unitamente alla modifica degli assetti interni dell'impresa, dovrebbero consentire, sfruttando anche il percorso della composizione negoziata, l'immediata emersione della crisi, la quale è propedeutica al risanamento dell'impresa e quindi anche alla conservazione dei posti di lavoro». 

Continuità aziendale e concordato preventivo sono tra gli elementi decisivi per la nascita di questa riforma.
«Il concordato preventivo con continuazione dell'attività di impresa è senza dubbio uno degli lo strumenti principali. Il Codice della crisi d'impresa prevede, oltre alla continuità diretta, anche quella indiretta, quest'ultima configurabile non solo in caso di cessione o conferimento dell'azienda in esercizio, come accadeva in passato, ma anche in ipotesi di usufrutto e di affitto, stipulato anche anteriormente alla presentazione del ricorso, e di ripresa dell'attività imprenditoriale oramai cessata».