«Dov'è Dio? Com'è e che cosa vuole?». Parte dalla base il percorso che un "uomo", come papa Benedetto, ha compiuto e fatto compiere per arrivare quasi razionalmente all'amore di Dio. "Dio è amore" incarna la centralità di otto anni di pontificato, è la chiave per intendere la dialettica della vita, per ravvedere nei suoi passi la sicurezza dell'incedere, la certezza dentro qualsiasi tempesta. Come la sua prima enciclica dedicata all'amore di Dio, "Deus caritas est". Simile al "Nihil amori Christi praeponere" (nulla anteporre all'amore di Cristo) di San Benedetto.

«Dov'è Dio? Com'è e che cosa vuole?»: è l'interrogativo che sostanzia il volume di Joseph Ratzinger "Dio e il mondo", uno dei tanti testi scritti a Montecassino dove amava ritirarsi in forma privata per concentrarsi, lontano dagli ambienti vaticani, ad appena 140 chilometri di distanza. Lontano da distrazioni, da "oro" e magnificenza romane per entrare nelle celle rigide e silenziose, inerpicate sul sacro monte scelto da Benedetto per costruire un monastero, l'ennesimo dopo l'esperienza di Subiaco. Rovine di un tempio dedicato ad Apollo che diventano, involontariamente, la culla del monachesimo occidentale e che costruiranno, nei secoli, l'intero Vecchio Continente, edificato su fede e cultura ma anche su regole e autorità, divisione del lavoro e obbedienza.

Il periodo prediletto per i ritiri del cardinal Ratzinger era il mese di febbraio, in pieno inverno, per isolarsi e dedicarsi alla stesura definitiva di alcuni capitoli dei suoi libri di teologia. Era "obbediente", rispettoso degli ambienti a lui familiari. Per più di qualche anno ha presieduto anche il pontificale di Santa Scolastica, il 10 febbraio, a Montecassino: non si è mai tirato indietro dinanzi alle proposte dell'allora abate Bernardo D'Onorio. E la comunità monastica non dimentica lo spessore delle sue parole, nelle omelie, incentrate proprio sulla spiritualità benedettina sia maschile che femminile. "L'uomo del Monastero", come è stato, in un certo senso, ribattezzato quando scelse l'ex convento di clausura incastonato in una radura isolata dei Giardini vaticani nel maggio del 2013 dopo l'epocale rinuncia al pontificato.

Da cardinale ha benedetto finanche la corona che viene messa sul capo della Madonna di Casalucense a Sant'Elia: fu sempre una proposta di D'Onorio che poi la porse sul capo della Vergine Maria con una cerimonia di incoronazione il primo maggio del 2006. Obbediente in casa "altrui", anche se quel mondo era un po' la sua seconda casa. E proprio di obbedienza e di regole aveva parlato, da Montecassino, nella omelia durante la Santa Messa per la Pontificia Accademia delle Scienze celebrata il 7 novembre 2004: «L'Abate deve essere insieme un tenero padre e anche un severo maestro (2,24), un vero educatore. Inflessibile contro i vizi, è però chiamato soprattutto ad imitare la tenerezza del Buon Pastore (27,8), ad "aiutare piuttosto che a dominare" (64,8), ad "accentuare più con i fatti che con le parole tutto ciò che è buono e santo" e a "illustrare i divini comandamenti col suo esempio"».

Amore di Dio ma anche regole severe, come ricordato, l'altro ieri, da Andrea Tornielli sull'Osservatore Romano: «Gli ultimi anni sono segnati dal riesplodere dello scandalo pedofilia e da Vatileaks. Benedetto XVI è determinato e duro nell'affrontare il problema della "sporcizia" interna alla Chiesa. Introduce regole severissime contro gli abusi sui minori, chiede alla Curia e ai vescovi di cambiare mentalità... È papa Ratzinger a introdurre in Vaticano le norme antiriciclaggio». Sembra esattamente quel «tenero padre» e «maestro severo» di cui aveva parlato in abbazia, l'uomo dell'enciclica sull'amore di Dio e l'uomo inflessibile sul rispetto delle regole per non veder deragliare la chiesa come grande "monastero" sul pianeta-terra.

Classe 1927, figlio di un gendarme, nato in una famiglia semplice e cattolicissima della Baviera, Joseph Ratzinger ha scelto proprio il nome "Benedetto" per il suo pontificato. «Ho voluto chiamarmi Benedetto XVI per riallacciarmi idealmente al venerato pontefice Benedetto XV, che ha guidato la Chiesa in un periodo travagliato a causa del primo conflitto mondiale. Fu coraggioso e autentico profeta di pace e si adoperò con strenuo coraggio... Il nome Benedetto evoca, inoltre, la straordinaria figura del grande "Patriarca del monachesimo occidentale", San Benedetto, compatrono d'Europa. La progressiva espansione dell'ordine benedettino da lui fondato ha esercitato un influsso enorme nella diffusione del cristianesimo in tutto il continente. San Benedetto è perciò molto venerato anche in Germania e, in particolare, nella Baviera, la mia terra d'origine; costituisce un fondamentale punto di riferimento per l'unità dell'Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici cristiane della sua cultura e della sua civiltà», disse il 27 aprile 2005 nella sua prima udienza generale in piazza San Pietro.

E con i paramenti pontifici tornò a Montecassino, ma non più in visita privata. Lo fece domenica, 24 maggio 2009, su invito dell'allora abate Pietro Vittorelli, pronunciando parole imponenti sia da piazza Miranda che dall'abbazia dove volle riunire tutto il mondo benedettino del Pianeta.
Le parole agli operai fecero storia: «Umanizzare il mondo lavorativo è tipico dell'anima del monachesimo, e questo è anche lo sforzo della vostra comunità che cerca di stare a fianco dei numerosi lavoratori della grande industria presente a Cassino e delle imprese a essa collegate. So quanto sia critica la situazione di tanti operai. Esprimo la mia solidarietà a quanti vivono in una precarietà preoccupante, ai lavoratori in cassa integrazione o addirittura licenziati. La ferita della disoccupazione che affligge questo territorio induca i responsabili della cosa pubblica, gli imprenditori e quanti ne hanno la possibilità a ricercare, con il contributo di tutti, valide soluzioni alla crisi occupazionale, creando nuovi posti di lavoro a salvaguardia delle famiglie. A questo proposito, come non ricordare che la famiglia ha oggi urgente bisogno di essere meglio tutelata, poiché è fortemente insidiata nelle radici stesse della sua istituzione? Penso poi ai giovani che fanno fatica a trovare una degna attività lavorativa che permetta loro di costruirsi una famiglia. Ad essi vorrei dire: non scoraggiatevi, cari amici, la Chiesa non vi abbandona!».

Tanti gli insegnamenti anche dal sacro monte dove si muoveva con grande venerazione. Forte in monito all'Europa: «Preghiamo perché l'Europa sappia sempre valorizzare questo patrimonio di principi e di ideali cristiani che costituisce un'immensa ricchezza culturale e spirituale. Ciò è possibile però soltanto se si accoglie il costante insegnamento di san Benedetto, ossia il "quaerere Deum", cercare Dio, come fondamentale impegno dell'uomo. L'essere umano non realizza appieno sé stesso, non può essere veramente felice senza Dio».
Montecassino, San Benedetto, quelle umili stanze, quella massima concentrazione che solo lì trovava, la spiritualità dell'Ora et labora hanno contribuito a costruire il pontefice che ha lasciato la Terra l'ultimo giorno dell'anno per una "nuova alba".