Troppe ombre e nessuna luce. Unindustria varca il Rubicone del "politicamente corretto" e preannuncia un 2023 all'attacco. Nei confronti della Regione Lazio ma anche della politica nazionale. «Siamo stufi delle mancate risposte e del fatto che le nostre proposte vengano sistematicamente ignorate»: non lascia spazi all'interpretazione Miriam Diurni, presidente di Unindustria Frosinone. Ieri ha tracciato il bilancio di un "annus horribilis" (l'ennesimo) per la produzione, per l'economia e per il lavoro. Con lei Pamela Morasca, direttore della "Territoriale" provinciale dell'associazione degli imprenditori.

Un Piano da impugnare
Verrà presentato nei prossimi giorni un ricorso al Tar nei confronti del Piano regionale di risanamento della qualità dell'aria. Sarà firmato da una ventina di aziende ma anche da Unindustria. Ha detto Diurni: «Alla salvaguardia dell'ambiente teniamo tutti, ma così come è stato varato, il Piano penalizza le nostre imprese. Perché? Concede enormi spazi di discrezionalità agli uffici regionali e francamente non si capiscono né i motivi né i parametri. Alcuni punti fanno riferimento ad opere compensative e a ulteriori misure non meglio specificate. Tutte le nostre proposte di emendamenti sono state ignorate. Il 2022 è stato l'anno del caso Catalent, il nodo del Sin Valle del Sacco non è stato sciolto. Siamo stanchi di impegni non mantenuti e di continui ostacoli messi sul cammino delle imprese. Basta». È un fiume in piena Miriam Diurni. Argomenta: «C'è un clima ostile nei confronti delle aziende, ingiustificato. Sembra che per fare impresa si debba attraversare un campo di battaglia. Una marea di regole assurde (che si moltiplicano) da rispettare. Quando si tira troppo la corda, poi si spezza. Beh, si è spezzata. Oggi temi come la sostenibilità ambientale sono diventati un brand. Così come i profili delle "governance". Penso alle pari opportunità e al sacrosanto rispetto dei diritti Noi siamo d'accordo e lo abbiamo dimostrato. Ma non possiamo accettare continui intralci e ostacoli».

Il macigno del Sin
Un altro anno è trascorso senza che si sia sbloccato l'argomento della riperimetrazione del Sin e della bonifica della Valle del Sacco. Quanto pesa il fatto che la provincia di Frosinone non esprime ministri e sottosegretari nel Governo? Oppure, quando li ha espressi, hanno avuto posizioni completamente diverse rispetto alla aspettative degli industriali. Afferma Diurni: «Si tratta di un fattore che pesa tantissimo. Intanto è bene ribadire che il Sin della Valle del Sacco è in coda a tutti gli altri: vuol dire che quando saranno assegnate le risorse nazionali per la bonifica, noi saremo gli ultimi. Fatevi i conti sui tempi. In secondo luogo non sono ancora chiare le regole. Adesso il "pallino" è nelle mani anche della Regione: la perimetrazione va ripensata, punto. Se ci sono segnali di altre aziende che potrebbero andare via? Al momento no, ma se continua così sarà inevitabile. Aggiungo che, stante l'attuale Piano di risanamento della qualità dell'aria, molte aziende investiranno in provincia di Latina. Davvero non si capisce perché in Ciociaria molte aree siano rosse e altrove invece verdi. Torno al Sin: molti esempi dimostrano che tracce di inquinamento, quando si sono trovate, erano oltre i 20 metri di profondità. Ora, 20 metri sono una misura per le fondamenta di un grattacielo, non certo per un capannone industriale». Il direttore Pamela Morasca, riferendosi sia al Piano regionale di risanamento che alla perimetrazione del Sin, ha aggiunto: «Il paradosso è che non ci sono dati scientifici disponibili. Si tratta quindi di criteri "ideologici"». Miriam Diurni ha notato: «È esattamente così. Noi chiediamo un Piano più scientifico e non ideologico. Non è che la mappatura può variare da rossa a verde senza spiegazioni convincenti. Faccio notare che in Lombardia le aziende non vengono contemplate in Piani del genere».

Gli altri temi
Sul tavolo ci sono anche l'aumento dei costi delle materie prime e dell'energia. Ma pure il tema della burocrazia e delle autorizzazioni ambientali. Ha rilevato Miriam Diurni: «Presto incontrerò il neo presidente della Provincia Luca Di Stefano. È molto giovane e questo può rappresentare un valore aggiunto nella sensibilità verso determinate dinamiche. Può avere prospettive diverse. Per il resto, dovremo essere capaci di intercettare il cambiamento del settore dell'automotive. Le nostre aziende hanno un buon margine di autonomia. Credo che sarà necessario andare oltre il parametro dei "monoclienti"». Pamela Morasca ha sottolineato: «Il concetto di mobilità sostenibile è fondamentale. Le nostre imprese sono piccole e questo oggi non è un valore aggiunto. Perciò il concetto di "cluster" è fondamentale». Miriam Diurni ha spiegato: «Sarebbe importante che fossimo rappresentati da un interlocutore di livello regionale». Il Consorzio industriale regionale è sicuramente importante e Unindustria lo ha ribadito. Per Miriam Diurni «perfino nei confronti che abbiamo all'estero sarebbe decisivo presentarsi con un profilo regionale, guardando all'asset di Roma come ad un valore aggiunto e decisivo». Ha dichiarato: «In un contesto di Roma città metropolitana dovremo essere capaci di ripensare anche al nostro modo di porci». «È una prospettiva pure di cambiamento culturale, basta con l'immagine di una provincia che subisce Roma, perché la Capitale invece è un brand», ha notato PamelaMorasca. Ha concluso Miriam Diurni: «In questi anni ha funzionato la sinergia tra Unindustria e Confindustria: il sistema ha retto. La novità di Fincantieri? È sempre positivo quando un investitore di questo livello sceglie il territorio. Per Cassino è una prospettiva enorme di sviluppo. In questi anni è un discorso analogo è avvenuto per il territorio di Anagni in termini di logistica». Unindustria non ha fatto riferimento ai soliti buoni propositi per il 2023. L'analisi cruda e lucida di Miriam Diurni dice una cosa soltanto: per gli industriali il tempo è scaduto.