Fernando Fratarcangeli, nato a Ripi dove tuttora risiede, personaggio molto noto agli appassionati e ai professionisti di musica leggera italiana. 

Giornalista, scrittore, critico musicale, attore, conduttore radiofonico, editore: quale di queste attività preferisce?
«Tutte, in un modo o nell'altro, mi hanno dato soddisfazioni. Sin dalla prima adolescenza ho iniziato a seguire e ad amare la musica, passione che, dopo qualche anno, è diventata la mia professione. Bellissima è stata anche la collaborazione con le prime radio libere locali negli anni 70, Radio Frosinone e la televisiva Telemeridiana, con all'apice l'esperienza a RadioRai, nella quale sono stato anche autore di programmi. Poi i libri, il giornalismo e finalmente l'editoria, settore nel quale sto ottenendo grandi soddisfazioni personali con il mio mensile "Raropiù"».

Con il digitale la musica si è appiattita o si è evoluta?
«Non penso sia un problema di supporto, puoi offrire al pubblico musica bella, interessante e nuova al di là di come venga offerta. Personalmente mi ritengo fortunato per aver conosciuto tutte le fasi più importanti della storia, dal rock'n'roll al beat, dal pop alla musica d'autore, da Elvis Presley ai Beatles, da Battisti a Dalla e De André, solo per fare qualche nome. Oggi la musica si ripete su quello che i grandi maestri hanno tracciato a partire dagli anni 50...». 

Quanto è stato importante il vinile?
«Sono nato con il vinile, per cui è stato, ed è ancora oggi, importantissimo per me. E il fatto che sia tornato in auge non fa che rendermi felice. Voglio anche aggiungere che come rivista noi abbiamo sempre spronato la causa per questo ritorno, anche quando nessuno ci credeva più». 

Qual è il suo genere preferito?
«Non ho un genere da preferire a un altro. Amo la musica che mi dà emozione all'ascolto, che siano i Pink Floyd o "Le 4 stagioni" di Vivaldi, Battiato o Grieg. Forse amo un po' meno l'heavy e il rap». 

Che ruolo ha avuto in "Nannaò"?
«"Nannaò" è stata una rappresentazione teatrale del 2018 sulla figura di Mia Martini, che ha debuttato nello storico Teatro Ghione di Roma e nella quale ho recitato. Lo stesso anno di "Nannaò" è venuto il docu-film "Vinilici", in cui c'erano, tra gli altri attori, Carlo Verdone, Renzo Arbore, Elio e Le Storie Tese». 

"Zona Cesarini": che cosa è stato per lei?
«"Zona Cesarini" con RadioRai venne subito dopo un altro programma di grande successo, "Radiorarità", condotto insieme al dee-jay Sergio Mancinelli nel '98. La mia "Zona Cesarini", sempre in diretta radiofonica, è stata la primissima edizione di questo programma ormai storico e mi sono divertito molto a condurla poiché oltre la musica sono anche un appassionato di calcio». 

Bindi, Tenco, Patty Pravo, Lauzi, i Rokes, Rino Gaetano, Paul Anka, Neil Sedaka, Mina, Ramazzotti, Modugno, Morandi, Vasco Rossi, Renato Zero, Celentano, Gino Paoli: che cosa li lega a lei?
«Gli artisti citati sono stati tutti protagonisti dei miei libri o al centro di realizzazioni discografiche che ho curato. Diciamo che uno dei miei primi libri, "Mina talk" (Coniglio Editore, 2005, ndr) l'ho scritto per l'amore verso questa artista...».

Come nasce "Raropiù"?
«"Raropiù" è una costola del vecchio "Raro!" nato nel 1987, primo periodico italiano in assoluto sulla musica da collezione. Inizialmente era una fanzine, seppur di lusso, formato rivista vera e propria, ma dopo solo tre numeri venduti nei negozi specializzati, a grande richiesta si è passati alla vendita nelle edicole. Io c'ero fin dal numero zero che oggi è considerato un numero storico e venduto in rete a prezzo altissimo!». 

Perché dedicare un libro a Catherine Spaak?
«Per il semplice fatto che la Spaak è stato un personaggio che già da adolescente ho amato molto, sia come attrice che come cantante, anche se quest'ultimo suo aspetto eÌ€ stato un po' trascurato, malgrado abbia iniziato con can- zoni di Gino Paoli e finito con Franco Battiato».

Ora una serie di domande botta/risposta: la situazione della musica leggera italiana?
«In crisi ma solo nelle vendite dei dischi. I concerti sono sempre sold out».

Sanremo?
«PiuÌ€ che un festival di canzoni lo trovo un grande spettacolo televisivo».

L' artista più trasgressivo conosciuto?
«Pur senza eccentricitaÌ€, per me decisamente Fred Buscaglione...».

La musica leggera in Ciociaria?
«Molto carente, eppure avremmo il bellissimo stadio Stirpe e il rinato Matusa...».

Ha un sogno da realizzare?
«Un libro che racconti la storia di un ragazzino che faceva i compiti su un tavolino di un bar, accanto a un juke box, in attesa che i clienti gettonassero le canzoni, sognando di lavorare un giorno con la musica...».

Un ragazzino che ha percorso tanta strada e che ha divulgato, urbi et orbi, non solo le note dei più bei pentagrammi italiani, ma anche le voci dei relativi interpreti. "AsTimeGoesBy"...