Discarica di via Le Lame, dopo le richieste di assoluzione della procura, ieri in aula anche i difensori hanno ribadito che non c'è stato alcun inquinamento.
Per l'area dell'ex discarica, sotto sequestro dal dicembre del 2014, sono contestati i reati di avvelenamento di acque o di sostanze alimentari e delitti colposi contro la salute pubblica. Davanti al giudice monocratico Francesca Proietti a giudizio ci sono l'allora presidente del cda e il direttore tecnico della Saf, Cesare Augusto Fardelli e Roberto Suppressa, gli ex dirigenti ai Lavori pubblici e all'Ambiente del Comune di Frosinone, Francesco Acanfora e Elio Noce.
L'udienza di ieri pomeriggio è stata interamente dedicata alle arringhe della difesa, rappresentata dagli avvocati Domenico Marzi, Calogero Nobile, Vincenzo Galassi e Sandro Salera. I legali hanno evidenziato che dall'istruttoria è emerso che non c'è stato inquinamento, che i lavori nella discarica sono stati effettuati a regola d'arte e successivamente collaudati dallo stesso Comune, che poi si è costituito parte civile attraverso l'avvocato Rosario Grieco. Secondo le difese è risultato provato che la cinturazione abbia retto. E che, se il particolato veniva aspirato ogni volta, non poteva esserci fuoriuscita con relativo inquinamento della falda, come ipotizzato dall'accusa. Hanno insistito sul fatto che non è provato che l'ecosistema abbia subito un danno. Sul fronte della Saf è stato detto che aveva solo la gestione e non aveva competenza sulle opere la cui omissione è contestata nel capo d'imputazione.
L'avvocato Marzi ha depositato anche una memoria. A quel punto il giudice ha fissato un rinvio per eventuali repliche con la decisione finale fissata al 10 gennaio.
Alla precedente udienza, il pubblico ministero Vittorio Misiti ha chiesto l'assoluzione per tutti. Per l'accusa «la discarica inquinava sin dagli anni Ottanta», tuttavia non è stato possibile dimostrare da dove provenisse l'inquinamento.