Una collaborazione nata per seguire alcune pratiche di fallimento, ma poi qualcosa è andato storto. I rapporti tra un commercialista e un'avvocatessa si sono interrotti dopo che quest'ultima ha denunciato il primo per aver indebitamente usato la sua posta elettronica certificata per formalizzare un incarico, in realtà, mai affidato.
La querelle è finita davanti al tribunale di Frosinone che ha giudicato e condannato il commercialista per il reato di accesso abusivo a un sistema informatico o telematico. Il giudice monocratico Daniela Possenti ha inflitto al commercialista otto mesi, subordinando la sospensione condizionale della pena al pagamento, entro 90 giorni, di una provvisionale di 5.000 euro in favore del legale.
Quest'ultima, assistita dall'avvocato Riccardo Masecchia, aveva negato di aver mai inviato dalla propria casella Pec una mail con oggetto lettera d'incarico, datata 1° agosto 2016, al commercialista nella quale riconosceva un debito di 10.000 euro. Tale somma veniva richiesta dal commercialista all'esito di alcune procedure fallimentare seguite con l'avvocato. Ma la professionista aveva sempre sostenuto di aver regolato tutte le pendenze e di non dovere più nulla al commercialista, difeso dall'avvocato Floriana Viselli. Nel corso del processo è stato sentito un agente della polizia postale che ha confermato che la Pec era stata inviata dall'indirizzo Ip del computer dello studio del commercialista. Dal canto suo l'avvocato temeva che essendo entrato nella sua casella di posta certificata, il commercialista poteva aver avuto accesso ad altri documenti riservati.