Sono in sette, padre, madre e cinque figli, tutti minori. Sono sfollati a Cassino non appena nel loro comune sono cominciate a piovere bombe, cambiando per sempre le loro vite. In quei mesi, da marzo a maggio, la città martire ha messo il cuore davanti ad ogni cosa, dimostrando un senso dell'accoglienza esemplare ed accogliendo a braccia aperte centinaia di ucraini. Ma ora, a nove mesi distanze, le cose sono cambiate.

L'accoglienza
In quelle settimane Comune, parrocchie, associazioni e volontari misero a disposizioni pacchi alimentari, vestiti e tutto ciò che occorre per predisporre un'accoglienza adeguata. Persino decine di alloggi, seppur temporanei, vennero trovati. Tra le numerose famiglie accolte c'era anche quella dei protagonisti di questa storia.

Trovarono una sistemazione in un piccolo appartamento di poche stanze messo a disposizione da un noto imprenditore della città martire. Uno spazio un pò ristretto, ma per loro andava più che bene, considerato il momento. Il padre, inoltre, non si è voluto arrendere all'idea di stare con le mani i mano. E così, ha cominciato a cercare lavoro, trovandolo in piccolo paese del Cassinate. Un modo per garantire un sostentamento diretto alla sua famiglia. Tuttavia, le cose sono precipitate dopo qualche mese.

Il proprietario del piccolo locale, di punto in bianco, avrebbe deciso di "abbandonare" i rifugiati, lasciati in balia degli eventi. Ora sono senz'acqua, all'addiaccio, in un luogo che la polizia di Stato ha definito «inidonea» per accogliere una famiglia così numerosa.
Sono stati chiamati a intervenire i Servizi sociali del Comune, che già seguivano la situazione, ma ora si tratta di una vera e propria emergenza. La famiglia fa fatica anche solo ad andare avanti, a garantire i servizi minimi ed essenziali adi piccoli.

L'assistenza
«La situazione è veramente tragica», fanno sapere dai Servizi sociali, che seguono l'evoluzione. della situazione ad horas. «Quello che abbiamo trovato è stato incredibile» aggiungono. «Ed è assurdo sapere che prima si possa decidere di farsi carico di una famiglia così numerosa e poi la si abbandoni così, senza spiegazioni», dicono gli assistenti sociali sferzando l'imprenditore. «Ora non siamo più nelle condizioni di poter collocare questa famiglia in un altro alloggio, sono tutti esauriti. Se la cosa fosse stata gestita diversamente sin dall'inizio oggi la situazione sarebbe senz'altro più rosea. E lo dimostra il fatto che abbiamo accolto tante persone, garantendo un'assistenza totale e continua».
Ora, gli operatori sono impegnati per garantire, oltre ai pacchi alimentari, anche l'acqua corrente avviando una procedura per cambiare l'intestatario del contatore e ripristinare l'accesso al servizio idrico.