«Le polveri sottili continuano ad essere un problema grave per Frosinone. La diminuzione delle giornate di sforamento, che sembrava seguire un trend comune a tutta la nazione, quest'anno si è arrestata. I numeri istituzionali dell'Arpa, quelli che devono indicare ed indirizzare i percorsi amministrativi e decisionali, dicono che nel capoluogo al 3 dicembre del 2022 si registrano 42 giornate di sforamento e una media di periodo 27 microgrammi per metro cubo, gli stessi identici dati del 2021». È quanto afferma Giovambattista Martino, coordinatore dell'associazione medici di famiglia per l'ambiente.
«Il 2 dicembre la media di Pm10 nelle 24 ore è stata di 92 mcg/m3, una delle peggiori dell'anno. Il 3 e il 4 dicembre la media è risultata di 50 mcg/m3, esattamente al limite per non conteggiare un ulteriore sforamento», osserva ancora il medico.
Il quale rileva che «per l'Oms il valore limite ammesso è di soli 10 e non di 50 e dal settembre 2021, sempre per l'Oms, anche valori inferiori a 10 non sono esenti dal provocare danni. Questi gelidi numeri purtroppo sottendono una problematica devastante a tutti nota: l'aumento dei decessi e delle malattie proporzionale al grado di inquinamento da polveri sottili. Questa la cruda realtà. Per il capoluogo la conformazione oro geografica del territorio, nel periodo autunno-inverno, determina un persistere indefinito ed elevato delle concentrazioni degli inquinanti aerei, influenzate dagli imprevedibili cambiamenti meteorologici. Come medici, alla luce di quanto descritto, ribadiamo, come da sempre, che l'unica risposta possibile sia la massima riduzione, in ogni ambito, delle emissioni in atmosfera. È indispensabile continuare nella direzione amministrativa e comportamentale già intrapresa, anzi amplificarla significativamente: interventi sul traffico, mezzi pubblici, domeniche ecologiche, isole pedonali, mobilità alternativa, piste ciclabili, caldaie, limitazione delle combustioni domestiche, efficientamenti edilizi, piantumazioni idonee e quanto altro possibile nel contenimento delle emissioni inquinanti. Fondamentale che continui a esercitarsi, diffondersi ed a rafforzarsi quella comune coscienza ambientale, che come medici abbiamo fortemente rappresentata e che vede nella difesa della città la salvaguardia della salute di tutti. Ma ognuno deve fare la propria parte con lealtà e responsabilità: medici, amministratori comunali e provinciali, ma soprattutto la Regione Lazio cui competono decisioni fondamentali ad altri per ruolo negate».
L'associazione dei medici di famiglia poi polemizza con l'Arpa su un'antica questione quella dei valori di picco. Insiste Martino: «Perché l'Arpa non ci permette di conoscere le concentrazioni delle polveri sottili nel momento dei picchi, durante i quali possono concretizzarsi danni in acuto, al tempo stesso impedendo al cittadino di difendersi contro un pericolo imminente? Non a caso si raccomanda a categorie a rischio quali diabetici, insufficienti respiratori, cardiopatici, donne in gravidanza, bambini e pazienti fragili in genere, di non esporsi durante i picchi di elevata concentrazione di Pm. L'Arpa si limita alla media delle 24 ore (come peraltro previsto dalla vigente normativa e unico valore ufficiale della misurazione delle polveri sottili, ndr) comunicata, peraltro, solo il giorno successivo l'evento, a possibile danno già subito dai cittadini».