Il Supercinema di Ceprano è vicino alla chiusura. La sala è troppo spesso vuota e l'impegno e la passione che hanno tenuto in vita quello che è stato un punto di riferimento culturale e di svago per generazioni non bastano più per continuare a far "girare la pellicola". Lo storico cinema era già rimasto chiuso per alcuni mesi nel 2017, quando il signor Riccardo Amato, gestore dal 1968, era andato in pensione dopo quasi cinquant'anni di attività.

La proprietaria, però, la signora Mara Magni, non ha voluto lasciar morire quel pezzetto di storia non solo della sua famiglia ma di un'intera comunità, quell' eredità dall'enorme valore affettivo che rischiava di rimanere soltanto un ricordo. E così, dopo alcuni interventi di ristrutturazione, nel novembre dello stesso anno, ha tagliato il nastro di un Supercinema ancora più accogliente di quello che gli affezionati spettatori ricordavano.

Costruito nel 1949 ed entrato in funzione nel 1950, il Supercinema rappresentò una grande novità e, insieme al vecchio cinema Alfieri – perché ci sono stati anni in cui a Ceprano le sale cinematografiche attive erano addirittura due – una grande attrattiva per tutti i paesi limitrofi. È attivo, infatti, considerata qualche eccezionale pausa, da oltre settant'anni, ma dalla chiusura forzata causata dalla pandemia di Covid-19 fa sempre più fatica a resistere.

«Ci sono spettacoli per i quali in sala non c'è nessuno – spiega la signora Magni – giornate in cui non si vendono piùdi tre o quattro biglietti. L'ultimo film con il quale abbiamo avuto reali incassi è stato "Tolo tolo"». E l'uscita del film di Checco Zalone a cui fa riferimento la proprietaria del cinema risale al primo gennaio 2020. Ventinove giorni dopo, il premier Giuseppe Conte avrebbe annunciato, con i primi due pazienti ricoverati all' ospedale Spallanzani di Roma, l'arrivo del nuovo corona virus in Italia. Da allora è cambiato il mondo e con esso anche il cinema.

La signora Magni, però, non si è arresa e a giugno di quest'anno ha ristrutturato e riaperto, dopo quarant'anni, l'arena per la proiezione di film all'aperto. «L'ho fatto con la speranza di tornare ad attrarre spettatori – racconta – ma neanche questo sforzo è bastato. Dall'arrivo del covid, anche dopo la riapertura delle sale cinematografiche, le persone hanno continuato a guardare i film a casa, avendoli disponibili sulle piattaforme di streaming dopo pochissimo tempo dall'uscita al cinema».

Le poltrone continuano infatti a rimanere vuote, e senza incassi diventa sempre più difficoltoso sostenere le spese. Le ultime speranze ora sono riposte nei film che usciranno nel periodo festivo, che potrebbero attrarre qualche spettatore in più. «Se non incasso neanche con Avatar – argomenta la proprietaria – sarò costretta a chiudere. Per poter andare avanti dovrei incassare almeno trecento euro al giorno, considerando che con la metà del ricavato dalla vendita dei biglietti devo sostenere tutte le spese. Posso continuare ad andare avanti per un mese, al massimo un mese e mezzo, utilizzando le risorse personali, ma poi sarò costretta a chiudere».

Ad aggravare ancora di più la situazione, inoltre, ha contribuito anche il caro bollette. «Per il riscaldamento pago intorno ai tremila euro per il rifornimento, che dura meno di due mesi, e l'ultima bolletta per l'energia elettrica è arrivata a 1.300 euro», racconta. E alle spese per i consumi vanno aggiunti tutti costi ordinari per la proiezione dei film, considerando il prezzo di noleggio della pellicola, il 45-50% del ricavato dalla vendita dei biglietti da corrispondere al distributore, i diritti di proiezione da pagare alla Siae e tutti i costi di gestione della sala.

«Per avere Avatar, per esempio, ho pagato mille euro più Iva – racconta Mara Magni – Solo accendere la lampada per la proiezione ha un costo di trenta euro, va sostituita ogni nove mesi e ha un prezzo di ottocento euro». La situazione, dunque, sta diventando insostenibile e la chiusura dello storico cinema sembra sempre più vicina. «Dopo il fermo causato dal covid abbiamo riaperto con la speranza che le persone tornassero in sala. Abbiamo avuto anche degli aiuti, ma ora sono finiti. Ceprano è un paese che negli anni ha già perso tanto – conclude Mara Magni – L'idea di togliere anche il cinema mi intristisce, ma nonostante gli sforzi è difficile restare aperti»