Vanno a trans, in pieno centro urbano, ma non beneficiano del tutto della prestazione. Così chiedono indietro i soldi pattuiti ma ne nasce un parapiglia e tra i tre clienti - due lavoratori e uno studente con un età compresa oggi tra i 23 e i 30 anni - e i due trans ci scappano pure feriti e un arresto. Una storia complessa che vede sotto processo per diverso tempo proprio i clienti dei trans, ieri assolti dai reati di estorsione aggravata e lesioni in concorso perché accusati di aver costretto due trans, con in quali si erano intrattenuti, a restituire la somma pattuita per le prestazioni sessuali di cui avevano beneficiato. O non beneficiato del tutto.
Un fenomeno generale che vede le aree del centro cittadino, e non solo, spesso teatro di questi accordi e di prestazioni trans, sempre più di moda anche a Cassino.

La vicenda
I fatti risalgono al 2019 quando, nella tarda serata di un sabato sera di metà aprile, tre ragazzi avvicinavano due trans che vivevano e offrivano le loro prestazioni in un appartamento della città.
Come accade sempre le tecniche di approccio sono le più elementari: cominciano a parlare, bevono qualcosa insieme e poi decidono di raggiungere l'abitazione delle due sudamericane. Chiaramente si accordano sulla prestazione: 100 euro per tutti e tre. I primi due consumano il rapporto, il terzo rimane in attesa. Poi, però, quando i suoi amici finiscono, i due trans dicono che sono stanchi e che si è fatto ormai mattina. Il terzo allora non ci sta, chiede indietro una parte dei soldi, ne nasce un diverbio, i toni della voce si alzano, i vicini si lamentano e allora i due sudamericani restituiscono 50 euro e i ragazzi vanno via.

Scesi giù all'ingresso dello stabile, però, continuano a suonare al citofono dei due e a urlare, chiedendo ancora la restituzione dei soldi.
I due scendono: ne nasce un nuovo parapiglia, qualcuno si azzuffa. Risultato? Uno dei trans al Pronto soccorso con tre giorni di prognosi; uno dei ragazzi di Cassino con il naso fratturato e prognosi di 30 giorni.
Intervengono i Carabinieri e le ambulanze che trasportano i feriti al Pronto soccorso.
A questo punto le versioni diventano contrastanti: i due trans dicono di essere stati aggrediti e di essere stati costretti, sotto minaccia, a restituire l'intero importo pattuito per la prestazione onde evitare ripercussioni più gravi. Le forze dell'ordine ritengono credibile la loro versione dei fatti e i tre vengono tratti a giudizio con l'accusa di estorsione, aggravata dal fatto di essere in più persone riunite, e di lesioni personali.
Uno dei tre nell'immediatezza dei fatti viene anche sottoposto ad arresto, ritenuto subito dopo illegittimo dal Gip.

La sentenza
A tre anni e mezzo dai fatti l'esito della particolare vicenda giudiziaria viene ritenuta credibile la versione dei ragazzi cassinati. Dopo le discussione delle difese, rappresentate dagli avvocati Sandro Salera, Paolo Marandola, Gianluca Giannichedda e Marco Vento, e la requisitoria del Pubblico Ministero, che aveva chiesto la condanna a 5 anni e 3 mesi di reclusione per uno e a 3 anni e 7 mesi di reclusione per gli altri due imputati, il Collegio Penale del Tribunale di Cassino (presidente la dottoressa Tillo) ha assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste, tutti e tre gli imputati. In buona sostanza, il tribunale cassinate accogliendo le tesi difensive degli avvocati ha assolto gli imputati perché il fatto non sussiste. Le motivazioni saranno rese note in 45 giorni.