Quella dell'ortottista è una figura ancora poco conosciuta in Italia. Si tratta di un professionista sanitario che opera nel campo dell'oftalmologia, occupandosi, nello specifico, di valutazione, prevenzione e riabilitazione dei deficit della visione.
È una figura molto importante per lo sviluppo dell'apparato visivo, soprattutto in età prescolare e scolare, considerando che il periodo plastico arriva fino agli otto anni. Una visita ortottica in questa fase della vita, quindi, può risultare fondamentale, anche in via preventiva.
Ne abbiamo parlato con la dottoressa Rachele Tersigni, specialista in neuroriabilitazione visiva dell'adulto e del bambino che esercita nella casa di cura INI Città Bianca di Veroli.

Dottoressa, quando ci si deve rivolgere all'ortottista?
«Al centro della riabilitazione c'è il benessere oculare. Serve quando ci sono dei difetti di vista o dei deficit di convergenza. Quella dell'ortottista è anche una figura complementare, in team con altri specialisti, nei disturbi specifici dell'apprendimento o in casi di autismo. Ma anche nell'ambito della posturologia perché quest'ultima è legata in modo sostanziale agli occhi e alla visione. L'ortottista si occupa, inoltre, di pazienti ipovedenti, sia adulti sia bambini, pazienti con lesioni o disturbi neurologici, e interviene nelle disprassie, cioè un disturbo che si manifesta dall'età infantile con la difficoltà nella gestione dei movimenti oculari, oltre che nei deficit delle abilità viso-spiaziali. In questi casi l'ortottista collabora anche con i terapisti della neuropsicomotricità dell'età evolutiva».

Qual è l'approccio nell'ambito dei disturbi neurologici?
«L'attività dell'ortottista può rivolgersi a pazienti neurologici sia adulti che bambini. Per fare un esempio, ho in cura un bambino di otto anni, affetto da idrocefalo, con un nervo ottico schiacciato, quindi di conseguenza ipovedente. In questo caso la riabilitazione consiste nella stimolazione dei fotorecettori per cercare di mantenere la sua acuità visiva, anche se minima. Nel paziente neurologico adulto, invece, è come se si fornissero dei nuovi modi di vedere. In presenza di lesioni cerebrali, come ad esempio in un paziente neurologico post ictus, non si interviene sulla lesione, ma si cercano dei nuovi punti di visione intorno a essa che gli permettano di vedere più possibile senza incidere sulla lesione neurologica».

Si possono potenziare le abilità visive?
«Sì, l'ortottista interviene non soltanto per la riabilitazione ma anche per il potenziamento dell'apparato visivo. È una figura, ad esempio, che può servire anche nello sport, per la coordinazione oculomanuale, sia per riabilitare sia per potenziare le abilità visive».

In quali sport è utile?
«Può essere utile in tutti i tipi di sport. Molte squadre di calcio di Serie A hanno, oltre ai preparatori atletici, un ortottista che consiglia esercizi specifici. Anche nel basket e nella pallavolo è molto utilizzato per l'allenamento nella visione periferica. Quindi in tutti gli sport in cui si richiedano una buona visione centrale e periferica e una buona coordinazione occhio-mano e occhio-piede».

Un disturbo molto diffuso nei bambini è l'ambliopia, il cosiddetto "occhio prigro". Come viene trattata?
«È una condizione che interessa principalmente il bambino. L'ortottista è l'unico specialista che si occupa del trattamento e della riabilitazione dell'ambliopia. Si tratta di un disturbo facilmente risolvibile, ma è fondamentale che si intervenga nei giusti tempi. Dopo gli otto anni la riabilitazione sarebbe finalizzata non più alla correzione del problema, quanto a evitare un peggioramento, e sarebbe limitata, quindi, a un mantenimento piuttosto che a una vera e propria cura».

In cosa consiste la riabilitazione per l'ambliopia?
«La terapia a volte richiede l'utilizzo di una benda, che costringa il cosiddetto "occhio pigro" a lavorare di più rispetto a quello bendato. In altri casi si utilizzano dei filtri, che vengono applicati sulle lenti, come i filtri Bangerter. Sia la prescrizione delle bende che quella dei filtri o la prescrizione di prismi o ausili ottici per la riabilitazione sono di pertinenza dell'ortottista, mentre la prescrizione di ausili oculari per qualsiasi tipo di difetto refrattivo è di pertinenza del medico oculista».