La tragedia di Ischia ha riacceso i riflettori sul rischio idrogeologico in Italia. Un rischio che riguarda in maniera consistente anche la provincia di Frosinone.
In Ciociaria, per le frane, sono 34.070 i residenti in zone a pericolosità molto elevata, 2.250 in zone a pericolosità elevata, 7.084 in zone a pericolosità media, 21.590 in zone a pericolosità moderata e 79.847 in aree d'attenzione. Uno su tredici è in zone sensibili. Per il rischio di alluvione sono 2.753 i residenti della provincia di Frosinone in zone a pericolosità elevata, 7.612 in zone a media pericolosità mentre 21.439 vivono in aree a bassa pericolosità idraulica. I numeri, riferiti al 2018, sono stati elaborati dall'Istat su dati dell'Ispra.
Lo studio ha tenuto conto anche della tipologia di costruzione degli immobili che, per quasi l'80% sono stati realizzati più di quarant'anni fa, mentre poco meno del 19% è stato realizzato tra il 1981 e il 2005 e appena l'1,70% oltre il 2005.

Nei comuni
Dando uno sguardo ai dati su base comunale emerge che a Cassino sono 2.498 i residenti in zone a pericolosità molto elevata (P4) per le frane, a Piedimonte San Germano 2.300, a Sora 2.227, ad Alatri 1.843, a Veroli 1.748, a Fiuggi 1.610, a San Donato Val di Comino 1.481, a Cervaro 1.333, a Piglio 1.322, a Serrone 1.116, a Sant'Elia Fiumerapido 1.070. Sotto i mille - tra i comuni più popolosi - Frosinone con 981, Pontecorvo con 501, Ceccano con 278, Monte San Giovanni Campano con 253, Ferentino con 211 e Isola del Liri con 124.

In area P3 (rischio elevato) ci sono 743 abitanti ad Anagni, 298 a Sgurgola, 143 a Sora, 112 a Frosinone e 94 a Pontecorvo per restare tra i primi cinque. Tra i centri più grandi, Ferentino ne ha 50, Ceccano 44, Veroli 32, Alatri 3 e Cassino 2.
Passando agli altri numeri, Filettino, Fontana Liri, Trevi nel Lazio e Villa Santo Stefano sono gli unici centri ciociari a non contare nessun residente in zona a rischio molto elevata.

La situazione nel Lazio
Nel Lazio si contano 73.598 residenti in zone a pericolosità per frana molto elevata, 15.792 in zone a pericolosità elevata, 9.787 in zone a media pericolosità, 31.337 in zone a pericolosità moderata e 134.823 in zone d'attenzione. Latina ha zero residenti in fascia P4 e 29 in P3, mentre tutta la provincia ha 10.329 abitanti nelle aree a rischio più elevato e 655 in quelle ad alto rischio. A Viterbo 126 i residenti a rischio molto elevato e 333 a rischio elevato che, a livello provinciale, portano il totale a 8.351 e 3.411. A Rieti situazione tranquilla con 10 e 1, mentre la provincia ne conta 966 e 411. Infine, Roma con 347 residenti a massimo rischio e 28 a rischio elevato. Nel resto della provincia i numeri sono decisamente più consistenti: 16.851 e 2.075.

Le critiche
Il problema, come denunciato negli anni da Legambiente, è rappresentato da un uso scriteriato del territorio e dalla mancanza di manutenzione di fossi e corsi d'acqua, come anche delle zone boschive. E spesso ciò ha determinato situazioni di rischio connesse a incendi ed esondazioni.
In questi giorni, peraltro, grandi polemiche sono state sollevate sulle costruzioni abusive. E gli ambientalisti lamentano l'assenza di controlli e sanzioni contro l'abusivismo. Anche se, negli ultimi, anni, con una serie di protocolli tra le procure e gli enti locali, si è cercato di dare attuazione agli abbattimenti di immobili abusivi.
L'appello è per la manutenzione del territorio e dei corsi d'acqua. Gli osservatori più attenti hanno notato che, in alcuni casi e non da oggi, si è costruito sugli alvei dei fiumi con conseguenti gravi rischi di smottamento e deviazioni dei fiumi. Tantissimi i corsi d'acqua declassati negli anni. Ciò ha determinato che, a volte, i 150 metri nei quali non si può costruire sono stati ridotti a 100 se non a 50. In altri casi i Comuni, invece, hanno chiesto l'eliminazione del vincolo. Per non parlare poi delle scelte di intubare e costruire sopra i corsi d'acqua.