Operazione "Acqua Nera", chiesto il processo per cinque degli indagati finiti nella vasta inchiesta del Nipaaf su una ipotesi di inquinamento ambientale. Dopo la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pm Emanuele De Franco l'udienza davanti al gup è stata fissata al prossimo 9 febbraio. In quella sede si discuterà posizione per posizione di un possibile rinvio a giudizio oppure di un proscioglimento.
Cuore dell'impianto accusatorio, lo ricordiamo, gli scarichi fuori controllo nel rio Pioppeto, con valori di metalli e altre sostanze oltre i limiti: per questo il Nipaaf del Gruppo carabinieri forestali di Frosinone - guidato dal colonnello Masi - aveva sequestrato il depuratore consortile di Villa Santa Lucia, dando esecuzione anche a delle misure. Tutto sulla base dei riscontri ambientali e sulle intercettazioni telefoniche: una «continua e significativa violazione dei limiti tabellari stabiliti per i reflui dello scarico finale nel depuratore consortile» avevano sottolineato gli inquirenti. Oltra a un atteggiamento di «inerzia», secondo il gip Sodani.
Il depuratore, intanto, era stato sequestrato e affidato a un amministratore giudiziario. La maxi inchiesta aveva coinvolto l'allora presidente di AeA Riccardo Bianchi (che poco dopo si era dimesso), l'amministratore Roberto Orasi e Amedeo Rota, responsabile degli impianti gestiti da AeA. Oltre a Laura Paesano, project manager della società e a Jessica Bartolucci, responsabile dell'impianto. Accanto a loro altri quattro gli indagati a piede libero - tutti lavoratori - per i quali la posizione era stata già stralciata, con la richiesta di archiviazione.
Per Bianchi, Orasi, Rota, Paesano e Bartolucci, invece, le indagini sono andate avanti fino alla chiusura e alle richieste del pm De Franco. A tutti viene chiesto conto in viaria misura di un'ipotesi di inquinamento ambientale, poiché in violazione delle prescrizioni autorizzative avrebbero consentito o non impedito lo scarico di reflui non correttamente depurati nelle acque di rio Pioppeto. Nelle stesse acque l'Arpa avrebbe rilevato concentrazioni altissime di Cod, Bod5, solidi sospesi, alluminio, solfuri, solfiti, fosforo e altre sostanze.
A Bianchi e a Rota, inoltre, la procura chiede anche conto di non aver messo in atto tutte le attività necessarie a garantire la massima sicurezza sul lavoro omettendo ad esempio di «valutare il rischio relativo alla presenza di agenti chimici sul luogo di lavoro» o di non aver comunque attuato misure tecniche e organizzative per eliminare o ridurre al minimo (più in generale) i possibili rischi connessi a quel tipo di attività. Nutrito il pool dei legali: gli avvocati Sandro Salera, Paolo Marandola, Domenico Marzi, Piero D'Orio, Gianluca Giannichedda e Giorgio Igliozzi. Persone offese nel procedimento, il ministero della Transizione ecologica, il Comune di Villa Santa Lucia e l'associazione "Codici Ambiente".