Sabato in fabbrica per recuperare uno dei tanti fermi produttivi. Anche stavolta il sindacato di base FlmU-Cub non ci sta e proclama otto ore di sciopero. Esattamente come è accaduto sabato 5 novembre quando ad aderire sono stati centinaia di operai innescando una "caduta" della stessa produzione: dalla fabbrica uscirono 155 vetture a fronte delle 310 macchine di media giornaliera.
L'azienda si ritrovò a chiudere i reparti di verniciatura e lastratura e a spostare i lavoratori al montaggio per coprire le assenze.

Ieri come oggi i delegati dell'organizzazione sindacale rivendicano «il ripristino dei turni giornalieri e il fatto che la dirigenza Stellantis richiami il personale sospeso con contratti di solidarietà prima di mandare gli operai in fabbrica il sabato».
E quando i cancelli di Fca sono aperti di sabato anche alcune aziende dell'indotto, quelle strettamente collegate, richiamano alcuni lavoratori sulle linee. Anche lì non mancano i malumori sui livelli di pagamento.
Ed è proprio per stabilire maggiori garanzie agli operai del settore metalmeccanico, salariali ma anche ambientali, che continuano gli incontri con la multinazionale per il rinnovo del contratto nazionale entro la fine di dicembre.

Fitta la tabella di marcia degli incontri con i delegati sindacali che hanno prodotto un documento unitario, fatta eccezione per la Fiom che ha presentato - a parte - le proprie richieste. E proprio mercoledì all'Unione degli Industriali di Torino si è svolto l'incontro con le direzioni aziendali del gruppi industriali Stellantis e la Fiom Cgil. Il negoziato si è avviato sui due punti più delicati della trattativa: le relazioni sindacali e la richiesta di "una tantum", una mensilità per affrontare subito il problema dell'inflazione.
La Fiom ritiene necessaria la valorizzazione e il riconoscimento del ruolo delle delegate e dei delegati nel rapporto democratico con i lavoratori per affrontare, con l'eventuale contratto, i problemi derivanti dall'organizzazione del lavoro in un contesto complesso come quello dell'automotive.

«Il punto fondamentale che abbiamo posto al tavolo - hanno affermato Michele De Palma e Simone Marinelli, unitamente al segretario provinciale Donato Gatti, presente al tavolo - è far nascere un sistema di relazioni che valorizzi la partecipazione attraverso le commissioni paritetiche. Dobbiamo dare risalto al lavoro fatto nella fase emergenziale della pandemia per tutelare lavoratori e produzione. La delegazione della Fiom, inoltre, ha posto il tema dell'erogazione straordinaria di "una tantum" da riconoscere ai lavoratori entro fine anno, utilizzando anche strumenti normativi messi in campo dal Governo.

Nel lungo e articolato confronto con la delegazione aziendale si è stabilito di avere un incontro a breve per valutare eventuali passi indispensabili per la trattativa».
Intanto alla riunione straordinaria allargata del Comitato Automotive di IndustriAll Europe, organizzata da Fim Fiom Uilm e dal sindacato industriale europeo, Roberto Benaglia, segretario generale Fim ha affermato: «L'Italia è uno dei Paesi più impattati da questa transizione. Transizione che non rifiutiamo ma vogliamo governare con strumenti molto più forti. Molto bene che finalmente anche il commissario europeo Thierry Breton, abbia cominciato a parlare della necessità di un fondo specifico europeo di sostegno ma quello che conta sono le politiche nazionali di accompagnamento e su cui nostro Paese è in ritardo.

Questa è un'occasione di confronto molto elevato che ci permetterà di socializzare le migliori pratiche e di condividere le strategie sull'automotive sul piano europeo, essendo tutta l'Europa produttiva e lavorativa coinvolta nella stessa direzione. Ma è anche un'occasione nella quale rilanciamo anche al nuovo governo, l'idea di dare al tavolo automotive più profondità, più strumenti, più politiche in modo da permettere sia una forte riconversione del settore ma soprattutto, usando lo slogan europeo: "nessuna transizione si fa senza di noi", consentire la migliore tutela occupazionale degli oltre 70.000 lavoratori coinvolti che rischiano di perdere il posto di lavoro».