La provincia di Frosinone negli anni scorsi ha contribuito in modo determinante a contenere l'emergenza rifiuti a Roma e quindi si aspetta che la Regione Lazio tenga in considerazione questo. E che di conseguenza, qualora l'immondizia ciociara dovesse essere smaltita altrove per un periodo di tempo non breve, ciò avvenga senza problemi e senza un aggravio dei costi per i Comuni, che peraltro sono soci della Saf. Mentre, sul versante dell'individuazione di una nuova discarica, non è un tema che verrà risolto in tempi rapidi.

Il presidente dell'Amministrazione Provinciale Antonio Pompeo lo ha ribadito alla Regione Lazio, rispondendo alla comunicazione effettuata qualche giorno fa. E mettendo al corrente della sua linea il Governatore Nicola Zingaretti, l'assessore ai rifiuti Massimiliano Valeriani e tutti i sindaco del territorio.

La linea della Provincia
Scrive Antonio Pompeo: «Le carenze impiantistiche della provincia di Frosinone, come più volte ribadito, sono frutto del continuativo e consistente conferimento di rifiuti provenienti da fuori Ato, autorizzato in una logica emergenziale dalla Regione Lazio a supporto delle esigenze di Roma Capitale, come già rappresentato nei diversi incontri, non da ultimo quello del 24 ottobre scorso, e con molteplici note trasmesse. Senza dimenticare, tra l'altro, che il procedimento per l'aggiornamento del Ptpg è stato avviato da tempo e sta andando avanti secondo le tempistiche che attengono a qualsiasi complesso iter amministrativo di tale natura». Significa che lo studio affidato al Politecnico di Torino (per l'individuazione di aree da adibire a discarica) deve tener conto anche di questi elementi. E quindi sarà ultimato nei tempi che occorrono. Poi Antonio Pompeo aggiunge: «Rispetto a tali evidenze, pertanto, alcuna "criticità" nel ciclo dei rifiuti può essere addebitata al nostro territorio, se non quella di essersi mostrato solidale e responsabile con le problematiche di altrui ambiti». Quindi sottolinea: «Nell'ultima comunicazione poi la Regione Lazio, dopo aver annunciato "un conseguente aumento dei costi dei conferimenti a causa della necessaria attuazione di flussi di conferimenti presso sbocchi extra-territorio di competenza d'ambito, soprattutto per quanto concerne gli Ato di Frosinone e Latina", e ciò nel caso in cui "non siano individuate soluzioni sui territori anche con l'adozione di atti straordinari", chiede alla Provincia di prendere atto di tutto quanto esposto e provvedere immediatamente a "interloquire con i Comuni di propria competenza, illustrando la situazione critica meglio descritta sopra ed informandoli che a breve si dovrà affrontare un forte aumento dei costi di gestione per garantire la chiusura del ciclo rifiuti, che inevitabilmente impatterà sui propri cittadini con il conseguente aumento delle tariffe cosiddette Tari nei confronti di questi ultimi"». Rileva Pompeo: «La Provincia di Frosinone ribadendo che i quantitativi di rifiuti provenienti da Roma hanno occupato la maggior parte delle volumetrie disponibili nell'impianto di Roccasecca-Cerreto (volumetrie che avrebbero innegabilmente garantito alla Provincia di Frosinone di soddisfare il proprio fabbisogno di smaltimento almeno fino al 2026, come la stessa Regione ha chiaramente indicato nel precedente piano), ha più volte invitato la Regione Lazio ad adottare azioni che siano orientate alla salvaguardia del principio secondo cui aree fuori provincia siano pronte ad accogliere, nei loro siti di smaltimento, i rifiuti del territorio ciociaro, senza aggravio di costi per i cittadini, in misura analoga a quanto ha fatto la Provincia di Frosinone. In conclusione, la Provincia di Frosinone ribadisce la leale collaborazione rispetto alla problematica e confida che codesta Regione possa attivarsi per trovare soluzioni che non incidano sulle tariffe del servizio smaltimento rifiuti».

La situazione
Dal primo novembre i rifiuti della provincia di Frosinone (200-230 tonnellate quotidiane) vengono smaltiti nei termovalorizzatori del Nord Italia: una parte nell'impianto di Brescia, un'altra parte in alcune strutture dell'Emilia Romagna. Andrà avanti così fino al 31 dicembre. Si tratta della soluzione trovata dalla Saf per evitare l'emergenza. Dall'inizio di questo mese presso la discarica della Tuscia viene conferita esclusivamente l'immondizia prodotta nelle province di Viterbo e di Rieti. La Regione ha la necessità sia di trovare soluzioni nel breve periodo, sia di prepararsi per il lungo periodo. Continua a pesare tantissimo la mancanza di discariche, che riguarda tutte le province e i rispettivi ambiti territoriali ottimali. E bisognerà vedere quello che succederà a partire dal primo gennaio 2023. In Ciociaria da oltre un anno e mezzo non c'è una una discarica operativa. In tutto questo periodo il conferimento dei rifiuti è avvenuto a Viterbo, ma adesso la situazione è cambiata. Lo smaltimento presso i termovalorizzatori di Brescia e dell'Emilia Romagna comporterà inevitabilmente un aumento dei costi. Sia per le maggiori spese legate al trasporto sia per le tariffe relative al conferimento. Un conto è una soluzione limitata nel tempo (due mesi appunto), altro discorso sarebbe un periodo prolungato. Fra l'altro non si può escludere che, in mancanza di una discarica, i rifiuti ciociari nel 2023 possano prendere la strada dell'estero: Austria, Olanda, Germania. Con un ulteriore aumento dei costi. Alternative possibili appaiono in realtà complicate. Si parla di un possibile ampliamento di Viterbo. Per il resto, sulle ipotesi di una riapertura del sito di Roccasecca o di una opzione Colleferro non si va oltre le indiscrezioni mai confermate.