Una fantomatica Anna di Salerno che invia e si fa mandare foto senza veli, un sedicente ispettore De Rosa che interviene per "fare il proprio dovere" e poi una bambina che alla vista delle foto si sente male. Sono gli ingredienti della truffa delle foto hot nella quale è caduto un sessantacinquenne di Fiuggi. L'uomo, in pochi giorni, raggirato con una serie incredibile di scuse, ha inviato alla presunta Anna 18.600 euro. Alla fine, ha dovuto ammettere, anche alla moglie, di essere stato truffato e ha presentato querela.
A processo sono finiti in quattro, la presunta Anna, le titolari della postepay sulla quale sono state accreditate le somme e l'"ispettore De Rosa". Con il rito abbreviato, afronte di una richiesta a 4 anni da parte del pm, il gup Antonello Bracaglia Morante ha inflitto al solo fantomatico ispettore, alias Angelo Aiello, 34 anni, napoletano, due anni e quattro mesi più la multa di 1.200 euro per truffa aggravata e continuata e sostituzione di persona (ma lo ha assolto per l'estorsione), oltre al pagamento di 38.600 euro in favore della parte civile costituita con l'avvocato Alioska Baccarini. Assolte invece le altre tre donne. I fatti risalgono al settembre del 2019 quando il sessnatcinquenne fiuggino intratteneva una conversazione su Facebook con una tal Anna di Salerno.
Tra i due avveniva uno scambio di foto dai contenuti espliciti. Foto che, a detta di Anna, sarebbero state viste dalla figlia di lei che si sarebbe sentita male. E così, con la scusa che l'uomo avrebbe dovuto accollarsi le spese per le medicine, è partita una continua richiesta di soldi. Soldi che il fiuggino accreditava sulla postepay che gli era stata indicata. L'uomo si sentiva costretto ad assecondare alle successive richieste di denaro, per il rientro della bambina dalla Germania, per il rinnovo dei documenti che avrebbero bloccato il viaggio, delle spese dell'albergo, per sbloccare delle somme che la donna aveva vincolate, per restituirle all'amica di Anna sul cui conto era transitata parte del denaro. Il tutto attraverso l'intervento del fantomatico ispettore De Rosa che lo minacciava di denuncia e lo convinceva a pagare forte delle rassicurazioni che avrebbe restituito quei soldi con un vaglio postale, mai effettuato.
«Un raggiro - scrive il giudice nelle motivazini - rafforzato poi dall'intervento del sedicente poliziotto, che alterna sollecitazioni alla vittima a fare altri pagamenti ad ingannevoli promesse di restituzione del denaro, facendogli credere che si tratta soltanto di un prestito». Insomma, gli autori della truffa hanno denotato «una fantasia degna invero di miglior causa». Da qui la condanna.