Giudizio immediato per l'omicidio di Romina De Cesare. La procura di Frosinone ha ottenuto di andare subito a processo, senza passare per l'udienza preliminare. Pietro Ialongo, 38 anni, in carcere dallo scorso maggio, è accusato di omicidio volontario, con l'aggravante della coabitazione, e di atti persecutori nei confronti di Romina. Il 2 febbraio si comincia davanti alla Corte d'assise di Frosinone.

L'omicidio, così come ricostruito dalla procura di Frosinone sulla base degli accertamenti condotti dalla squadra mobile, si è verificato nell'appartamento di via del Plebiscito che i due ormai ex fidanzati, entrambi originari di Cerro al Volturno, in Molise, condividevano. Appartamento che Romina (a giugno avrebbe compiuto 36 anni) si apprestava a lasciare l'indomani, come annunciato al padre, e come emerso dalla perizia sui telefoni cellulari. Solo che, rientrando a casa il 2 maggio, dopo aver trascorso una serata fuori in compagnia, sarebbe stata aggredita da Ialongo. Questi, come ricostruito anche dalla perizia affidata al maggiore Cesare Rapone, l'avrebbe aggredita alle spalle per poi infliggerle, da terra, le coltellate mortali al cuore. Quattordici i colpi andati a segno.

Le urla di Romina sarebbero state sentite (e probabilmente registrate) da due vicini cinesi, anch'essi ascoltati con l'incidente probatorio. Quindi Ialongo si sarebbe lavato (tracce di sangue sono state trovate nel lavandino) per poi dirigersi verso il mare, tra Terracina e Sabaudia dove avrebbe cercato il suicidio prima di essere bloccato dai carabinieri, su segnalazione di automobilisti che lo avevano notato vagare nudo nei pressi della spiaggia. Inizialmente, nel corso del primo interrogatorio, Ialongo, all'epoca ancora difeso dall'avvocato d'ufficio, aveva anche confessato l'omicidio della ragazza che, a Frosinone, aveva lavorato come commessa e ultimamente era impiegata in un bar. Al momento dell'arresto a Ialongo fu sequestrato un bloc notes con su scritto: «Non volevo ucciderla. La amo».

L'allarme nel capoluogo era scattato il 3 maggio su segnalazione del nuovo fidanzato di Romina che non riusciva a contattarla. La polizia, con l'ausilio dei vigili del fuoco, era entrata nell'appartamento e aveva fatto la scoperta del corpo senza vita della donna. Uccisa, come sarebbe emerso successivamente, con il coltello che lei stessa aveva regalato a Ialongo durante il periodo di convivenza a Parigi. Sul luogo del delitto si portarono subito il procuratore di Frosinone Antonio Guerriero e il questore Domenico Condello.
Le indagini sono state poi affidate al sostituto procuratore Vittorio Misiti, che per ricostruire la scena del crimine si è avvalso anche degli elementi raccolti sul luogo del delitto dalla polizia scientifica e degli accertamenti tecnici effettuati sulla vettura di Romina, che poi Ialongo aveva usato per allontanarsi verso il mare, all'interno dell'appartamento condiviso dai due, sui telefonini di arrestato, vittima e vicini cinesi, sugli abiti di Pietro e Romina.

Nel corso delle indagini sentiti i vicini di casa cinesi e acquisita una registrazione degli stessi, in cui si sentirebbero delle urla, risalenti al giorno dell'omicidio. Completati tutti questi accertamenti, compresi gli incidenti probatori richiesti dalla difesa di Ialongo, rappresentato dall'avvocato Vincenzo Mercolino (mentre la famiglia di Romina si è rivolta all'avvocato Danilo Leva), tutto il materiale in sequestro è stato dissequestrato. Sono tornati alla disponibilità degli aventi diritto l'auto di Romina, l'appartamento di via del Plebiscito, i telefonini e gli abiti.
Quindi, completata l'attività svolta dalla squadra mobile, diretta dal commissario capo Flavio Genovesi, la procura di Frosinone ha impresso la nuova accelerata chiedendo e ottenendo il giudizio immediato a carico di Pietro Ialongo. Che, pertanto, a partire dal 2 febbraio 2023 dovrà comparire davanti alla Corte d'assise di Frosinone per essere processato per i reati di omicidio e stalking.