Potrebbe arrivare entro il mese di novembre la nomina del nuovo abate di Montecassino. Dopo il "niet" di papa Francesco al monaco tedesco Mauritius Wilde, scelto dalla comunità monastica dell'arcicenobio benedettino, il santo padre ha preso in mano le redini della decisione e potrebbe sciogliere la riserva nel giro di poche settimane. Nel segreto dei palazzi vaticani, infatti, il papa, la Nunziatura Apostolica e l'Ordine Benedettino stanno vagliando tutte le ipotesi possibili. Sul tavolo, ci sono tre nomi di monaci italiani, nessuno dei quali appartenenti a Montecassino, scelti dai vertici dei benedettini e ora sottoposti all'esame del santo padre. Si tratta di personalità di alto profilo del monachesimo italiano, dotati di tutti i requisiti per ereditare il "pesante pastorale" che fu di San Benedetto. Una scelta non facile, quella del Vaticano, considerata la rilevanza che contraddistingue l'Abbazia benedettina più importante d'Italia. L'abate di Montecassino, inoltre, è membro di diritto della Cei al pari dei vescovi delle diocesi italiane, e pertanto partecipa a pieno titolo alle decisioni che riguardano il governo della Chiesa Cattolica italiana. Al punto che l'ex abate Donato Ogliari, nominato a giugno a capo dell'Abbazia di San Paolo fuori le mura, ricopriva il ruolo di segretario della commissione per la liturgia della Cei. A dimostrazione della stima e della dignità spirituale che i vertici della chiesa gli attribuivano. Raccogliere la sua eredità e i frutti del suo lavoro sul sacro monte, non è un compito facile. L'abbaziato di Ogliari non è passato inosservato alla Santa Sede, anzi, era nell'aria ormai da mesi che il prelato lasciasse Montecassino alla volta di incarichi di rilevanza maggiore. Per questo papa Francesco e la Nunziatura Apostolica hanno deciso di seguire la vicenda con il massimo dell'attenzione, al fine di proseguire nel solco impresso dal sessanticinquenne lombardo.