Perseguitato con lettere anonime. Tante lettere senza firma. Fatte recapitare anche sul posto di lavoro per screditare la sua persona e la sua professionalità. Non solo. Il giovane, residente nella città martire, avrebbe anche ricevuto messaggi e WhatsApp da un'utenza sconosciuta pieni di insulti e cattiverie. Non ultima quella di essere il frutto di una relazione extraconiugale della madre. Una rabbia che ancora non trova una spiegazione. Così tanto feroce da rendere la vita della persona offesa un inferno. Fino alla decisione di presentare denuncia contro ignoti alla polizia e di mettere fine ad atti persecutori che dalla primavera del 2020 gli avrebbero reso la vita impossibile. Oltre un anno e mezzo di indagini, intercettazioni e pedinamenti da parte degli agenti del Commissariato di Cassino per mettere insieme i pezzi, coordinati dal sostituto procuratore De Franco. Poi la richiesta di rinvio a giudizio per stalking nei confronti di tre persone - conoscenti del giovane e della sua famiglia - da parte della procura.
Secondo quanto addebitato ai tre uomini residenti nel Cassinate (ai quali viene contestato il concorsi morale e materiale) le lettere anonime così come i messaggi avrebbero ingenerato un forte stato di ansia e turbamento nella persona offesa. Prima l'insinuazione di essere stato il frutto di una relazione extraconiugale della madre, poi pure una lettera anonima a firma del presunto padre naturale. Non solo. In più di una occasione le lettere recapitate sui posti di lavoro (anche dopo il cambio dell'occupazione) contenevano considerazioni scurrili sulla sua sessualità. E per non farsi mancare nulla a marzo del 2021 sarebbe stata anche installata fuori dal posto di lavoro una telecamera con la falsa effigie della Polizia di Stato per spiarlo. E registrarne movimenti e spostamenti. Ma le lettere anonime piene di insulti sarebbero state recapitate pure ad altri membri della famiglia della persona offesa e a colleghi di lavoro. Adesso i tre cassinati rischiano il processo.