Un incidente durante un volo di addestramento. Tecnicamente "un atterraggio pesante". Illesi l'istruttore, un capitano dell'Aeronautica militare, e l'allievo, un vigile del fuoco. Era l'11 febbraio del 2020 e il velivolo, un Ab-206 dei vigili del fuoco, partito dall'aeroporto Moscardini di Frosinone, riportò danni al carrello, mentre gli occupanti rimasero illesi. Si aprì un'inchiesta che ha portato a un procedimento penale ordinario nei confronti dei due coinvolti nell'incidente. Sono accusati di frode processuale sui risultati (contrastanti) delle analisi cliniche.

Ieri, al collegio del tribunale di Frosinone, presieduto dal giudice Francesco Mancini, c'è stata la sfilata di testimoni dell'Aeronautica militare tra cui l'ufficiale medico, il responsabile dell'infermeria (che quel giorno era in licenza e dovette rientrare immediatamente in servizio) e l'allora comandante dello Stormo. Medico e infermiere hanno riferito che, per prassi, a seguito di incidente, sono svolte visite mediche, controllo delle urine e test antidroga. Quest'ultimo, effettuato al Moscardini, aveva dato esito negativo per il vigile del fuoco e positivo alla cocaina per il capitano. Quindi entrambi erano stati portati all'ospedale Spaziani per le analisi di secondo livello che avevano dato esito negativo. Tornati in aeroporto, i test sul medesimo campione, prima positivo, erano stati ripetuti con nuovo esito negativo. Esito negativo pure da altri test nei giorni a seguire.

Il personale che ha effettuato il primo test, l'unico positivo, ha riferito alcune dichiarazioni rese dall'ufficiale. Questi al personale medico militare avrebbe detto: «Ho fatto una cavolata, non mi rovinate». Confessando così, secondo i militari presenti in quei momenti, un'assunzione della sostanza, il sabato precedente, in discoteca. Circostanza contestata dalla difesa che insiste per l'inutilizzabilità delle dichiarazioni rese e delle analisi effettuate, in assenza delle garanzie difensive.

Sulle procedure eseguite ha testimoniato il responsabile dell'infermeria. Riferendo che sono state applicate le direttive del piano di soccorso ed eseguiti gli ordini del comandante, anche con riferimento ai test in ospedale. Stessa richiesta era giunta dagli ispettori della sicurezza del volo di Roma. Visto l'esito dei controlli in ospedale, si pensò a un falso positivo tanto più che - ha ricordato il teste - gli istruttori sono controllati.

Sentito il generale, ex comandante dello Stormo che ha dichiarato: «Mi assicurai che il personale conoscesse le procedure standard e mi sincerai che il personale coinvolto nell'incidente fosse sottoposto al test antidroga. Fui informato degli esiti contraddittori». Ha aggiunto che, per garantire la terzietà delle operazioni, ordinò i test in ospedale. Quindi, alle domande del pm Adolfo Coletta che lo incalzava sul punto, riferì che, per l'esame in ospedale, «per questione di privacy il nostro personale rimase fuori».

Venne poi redatta un'informativa alla procura della Repubblica, i cui allegati, nonostante l'opposizione della difesa, il pm ha prodotto al tribunale, che si riserva di valutarli. Per i testi, agli imputati non furono fatti gli avvisi di farsi assistere da un legale in quanto in quei momenti non ancora indagati. Circostanza contestata con forza dagli avvocati Giuseppe Cianniello e Velia Giorgi che promettono battaglia.