Lunedì scorso mancavano i navigatori Arman, adesso tocca alle centraline da montare sulle autovetture Alfa e Maserati. Morale della favola? Non si lavora neppure oggi e il venerdì resta il candidato prediletto per i fermo produttivi. Che ieri fosse l'ultimo giorno di lavoro di questa settimana - le tute rosse sono entrate in fabbrica direttamente martedì - è stata la dirigenza del Plant cassinate a comunicarlo. E in un istante è finito sui gruppi whatsapp dei lavoratori. Settimana cortissima questa, solo tre giorni a fronte dei cinque ordinari e a fronte pure della volontà aziendale, ormai tramontata, di programmare i recuperi nelle giornate del sabato: circostanza che è andata a buon fine una sola volta.
Le percentuali di produzione
Ad oggi nello stabilimento si sfornano Alfa Giulia per il 30% della produzione, il 53% è per Stelvio che galoppa su ogni mercato e il 17% va alla nuova Maserati Grecale sulla quale si confezionano sogni d'oro. E come ha recentemente spiegato il segretario generale Fim Cisl, Ferdinando Uliano, alla presentazione del report del terzo trimestre 2022, parliamo di uno stabilimento «con una capacità produttiva di circa 300.000 auto, quindi se la strategia è quella di quadruplicare i ricavi nel segmento premium e lusso (Maserati, Alfa Romeo, Ds e Lancia), come Fim-Cisl chiediamo che vengano per questo stabilimento delle nuove assegnazioni». E non è escluso che il ceo di Alfa Romeo, Jean Philippe Imparato non assegni proprio a Cassino un nuovo modello del segmento premium. Cassino o Pomigliano sono nei suoi pensieri strategici già da tempo.
Contratto di lavoro: Fca risponde
Intanto Stellantis ci ha messo pochissime ore a convocare i sindacati per il rinnovo del contratto. Il tempo di recepire (mercoledì) la piattaforma approvata dalla quasi totalità dei consigli di fabbrica sindacali e ieri è arrivata la convocazione alle segreterie di Fim-Uilm-Fismic-Uglm-Aqcfr. Sono le sigle a dichiarare congiuntamente: «Abbiamo ricevuto da parte di L'inter no del Plant cassinate dove si producono Alfa Romeo Giulia e Stelvio e il suv della Maserati Cnhi, Ferrari, Iveco e Stellantis la risposta alla richiesta d'incontro per il rinnovo del contratto collettivo specifico di lavoro in scadenza a fine anno. Il primo incontro per l'avvio della trattativa è stato fissato per mercoledì 26 ottobre alle 10, nella sede dell'Unione Industriali di Torino. Nell'incontro parteciperanno le segreterie nazionali unitamente alle delegazioni sindacali provenienti da tutti gli stabilimenti italiani. Giudichiamo positivamente la risposta immediata alla nostra richiesta d'incontro inviata nella giornata di mercoledì congiuntamente alla piattaforma delle richieste, dopo l'approva zione di quest'ultima da parte delle nostre Rsa. È un segnale di attenzione verso le lavoratrici e i lavoratori in un momento particolare e difficile sul piano economico e sociale che ci auguriamo venga confermato positivamente nel proseguo del negoziato.
Gli scatti in busta paga
All'interno della piattaforma sindacale viene chiesto un incremento della paga base per ciascun livello di inquadramento nel 2023 dell'8,4%, nel 2024 del 4,5%, nel 2025 del 2,5%, mentre per il 2026 non si hanno attualmente delle stime di riferimento attendibili. Per fare un esempio ciò significa che nel 2023 si richiede un aumento della paga base dello 8,4% per un aumento medio mensile di circa 153 euro così riparametrato: per la prima area professionale +143,38 euro, per la seconda +153,87 euro, per la terza +188,84; per il 5° gruppo professionale +143,60 euro, per il 4° gruppo +149,50 euro, per il 3° gruppo +159,38 euro, per il 2° gruppo +182,51 euro, per il 1°+197,80 euro. Fra le altre richieste che hanno un rilievo economico, c'è quella di aggiornare e migliorare il premio annuale, di rivalutare la indennità di funzioni direttive, introdurre un sistema premiante sulla professionalità, di limitare l'assorbibilità dei superminimi, di definire una quota di salario sotto forma di beni e servizi uguale per tutti i lavoratori, di migliorare ed estendere lo sconto per l'acquisto di vetture, di incrementare la quota a carico azienda per la previdenza complementare e per la sanità integrativa.