I clan fanno affari con i colletti bianchi e usano la Ciociaria come una lavatrice per riciclare il denaro. Il rapporto "Mafie nel Lazio" dedica ampi passaggi alla provincia di Frosinone. Giunto alla VI e VII edizione, sarà presentato oggi dalla Regione Lazio. Per il Frusinate elencate le operazioni più importanti in tema di lotta al crimine organizzato nonché diversi stralci delle relazioni semestrali della Direzione investigativa antimafia al Parlamento. «Se alcune recenti evidenze investigative testimoniano la presenza nelle province di Roma e Latina di sodalizi criminali autoctoni e ben strutturati, nonché di proiezioni di organizzazioni calabresi, campane e siciliane, "nella provincia di Frosinone appare prevalente la presenza di gruppi di origine camorristica"», si legge nel capitolo del dossier dedicato alla Ciociaria, con citazione della relazione semestrale della Dia del primo semestre 2021.

Il rapporto evidenzia che «in specie il clan dei casalesi ha proiettato molti dei suoi interessi in quella zona. Va considerato che tale sodalizio, oltre alla vicinanza geografica, tende sempre di più a "ricercare la collaborazione dei cosiddetti colletti bianchi ossia degli imprenditori che hanno permesso all'organizzazione di riciclare il denaro illecito proveniente dalle estorsioni, dal traffico dei rifiuti e soprattutto dalle gare d'appalto"».

A tal proposito viene citata un'opera - zione della Guardia di finanza «nei confronti di 17 persone legate al clan dei casalesi e ritenute responsabili di associazione per delinquere, evasione e frode fiscale». La droga rappresenta uno degli affari principali. «Resta sempre al centro degli interessi dei clan l'attività di spaccio su vasta scala, come si evince dalla recente sentenza (marzo 2022), con rito abbreviato, del tribunale di Roma per un totale di 145 anni di carcere inflitti a 27dei 28 imputati peri reati di spaccio estorsione e riciclaggio». Un'operazione nata da uno sequestro di droga, partita da Madrid, a Bonn, in Germania e che ha portato gli investigatori fino in Ciociaria. Da lì il via a una delle più importanti inchieste condotte sul territorio, a Sora, dagli uomini della squadra mobile. «I successivi sviluppi dell'indagine - si legge ancora in "Mafie nel Lazio" - hanno consentito di ricostruire l'esistenza di due gruppi "in guerra tra loro", uno nel sorano e l'altro in contatto con la camorra. I proventi delle attività illecite venivano investiti in una ditta di onoranze funebri (da cui il nome dell'indagine, "Requiem") e nell'acquisto di immobili».

Ma non solo droga: «l'usura, il riciclaggio, il settore dei giochi e delle scommesse e quello dei rifiuti, segmenti criminali sui quali le mafie hanno lucrato sfruttando le opportunità del territorio, con i conseguenti rischi di infiltrazione dell'economia legale alimentati dall'emergenza pandemica. Tra l'altro nel territorio provinciale Divers e le operazioni citate nel rapporto tra cui Requiem a Sora hanno trovato rifugio numerosi latitanti, come dimostrano gli arresti avvenuti nel recente passato di esponenti di spicco legati ai clan Amato-Pagano, Polverino e ai casalesi». Fari puntati nella zona Sud della provincia: «Nell'area di Cassino si è registrata nel tempo una considerevole presenza di proiezioni di sodalizi criminali campani e segnatamente quelli di origine casertana. In questa zona risiedono soggetti appartenenti al cartello dei casalesi, agli Esposito di Sessa Aurunca, ai Belforte di Marcianise, ma anche ai clan napoletani Licciardi, Giuliano, Mazzarella, Di Lauro e ai Gionta di Torre Annunziata (Napoli)». Ma non solo clan di provenienza campana.

«Si registra contestualmente anche la presenza di propaggini criminali autoctone rappresentate principalmente dalle famiglie Spada e Di Silvio - si legge nel dossier - Queste, imparentate con le omonime aggregazioni criminali romane e pontine, si sono rese protagoniste nel tempo di alcuni rilevanti episodi delittuosi dimostrandosi attive nel racket delle estorsioni, nell'usura, nel traffico e nello spaccio degli stupefacenti talvolta in osmosi con organizzazioni mafiose». Come già emerso dall'ultima relazione semestrale della Dia al Parlamento, a preoccupare gli investigatori è la sparatoria avvenuta nel carcere di Frosinone. «Ciò che, però, nel corso del 2021 ha dato reale contezza della penetrazione e della potenza di svariati sodalizi criminali in provincia di Frosinone è un episodio avvenuto nel carcere del capoluogo ciociaro a settembre 2021, uno dei fatti più gravi registrati nelle carceri italiane -prosegue la relazione -La mattina del 16 settembre 2021 un detenuto viene rinchiuso dentro una cella, la numero 14, da cinque persone, sequestrato e picchiato; in quel momento l'ala era sguarnita; la vittima è Alessio Peluso, definito "esponente di spicco della criminalità organizzata campana", nel suo ambiente conosciuto come il "ras di Abbasc Miano", zona nord di Napoli. Quel giorno venne "punito" da cinque persone a loro volta in stato di detenzione».

La scorsa settimana gli aggressori di Pelsuo sono stati assolti dal gup del tribunale di Frosinone per mancanza di querela. Tre giorni dopo la risposta di Peluso con i colpi di pistola, recapitatagli da un drone, esplosi all'interno di una cella. Così Mafie nel Lazio ricostruisce l'episodio: «L'aggressio - ne ebbeun seguitosu cuituttora si sta indagando: tre giorni dopo Alessio Peluso riesce a ricevere una pistola Bernardelli semiautomatica in carcere, che utilizza per sparare all'impazzata contro i suoi aggressori. Cinquecolpi, tutti andati a vuoto ma che hanno rappresentato una gravissima rappresaglia all'interno di un carcere.

Secondo la versione fornita nell'immediatezza dei fatti, mentre era in corso una ispezione del ministero e del Dap dentro al carcere, l'arma era arrivata a Peluso attraverso un drone calato all'altezza della cella in cui era rinchiuso. L'inchiesta sulla provenienza della pistola e sulla genesi dello scontro è in corso ed è coordinata dalla Dda di Roma». Citate poi operazioni partite da fuori provincia come quella sui Senese e si «investimenti per circa 500 mila euro, nel commercio all'ingrosso dell'abbigliamento attraverso società in provincia di Frosinone e Verona».