È dura la vita dei reperti archeologici presenti nel centro storico di Atina. Come ad esempio quella della statua del togato romano (che gli atinati chiamano fraternamente "Pasquino") e quella della cisterna romana rinvenuta in piazza Garibaldi. La statua del togato romano, dopo essere stata rinvenuta nel 1950, è stata esposta per decenni innanzi il palazzo Ducale e il lungo tempo trascorso all'aperto, sotto la pioggia, il gelo invernale e il solleone estivo, ne aveva minato la tenuta delle forme e delle tinte.

Infatti, nel 2019 l'antica opera è stata sottoposta a un sapiente lavoro di pulizia per far ritornare le tinte così come erano una volta (è una statua in calcare). Adesso che il restauro è praticamente completato, ci si è posti la domanda di dove e come posizionare il togato romano: i cittadini di Atina, e con loro l'amministrazione guidata dal sindaco Adolfo Valente, vorrebbero ricollocarla dove è stata per oltre novant'anni, davanti il Palazzo ducale.

Il rischio è che le piogge e l'inquinamento lo riportino alle condizioni in cui si trovava negli ultimi decenni. «L'alternativa è proteggerlo con una cupola di plexiglass o ripetere le operazioni di pulitura e restauro», spiega il sindaco Adolfo Valente. Invece, la cisterna romana, ultimo reperto di una certa importanza (e dimensione) portato alla luce ad Atina nel 2006, è oggetto di pesanti critiche per la scelta della struttura di protezione: vetro e metallo a chiudere la sommità della cisterna.

Le polemiche e le critiche, infatti, si concentrano su queste scelte: le lastre di vetro sono state da subito vandalizzate (tre delle cinque lastre frantumate), mentre la modernità dell'insieme stride col seicentesco ex convento dei frati minori a pochi metri. Non solo. Quella mezza piramide occupa gran parte di quello che una volta era un ampio spazio pedonale e limita fortemente la visuale in tutte le direzioni («Fu una scelta non condivisa», si lasciano scappare da palazzo Ducale. E poi: l'impianto di luci e quello di climatizzazione sono fuori uso; la vegetazione spontanea la aggredisce periodicamente; nessun cartello informa di che si tratta: «Se ritornasse sottoterra nessuno se ne accorgerebbe», è l'amara considerazione degli atinati.