Inchiesta sulla morte di Diana Maria Zaharie, ora a finire sotto la lente della procura è la velocità dell'auto che ha travolto e ucciso la giovane artista rumena sulla Cassino-Sora all'alba dello scorso 12 settembre. Dopo ben 18 giorni di indagini - coordinate dal pm De Franco - e l'individuazione del conducente dell'auto pirata, ora si vuole andare fino in fondo su aspetti tecnici, affatto secondari nella ricostruzione dell'incidente mortale. Valutazioni che dovranno contemplare il punto d'urto, la velocità, il luogo dove è avvenuto lo schianto. Insomma, di tutti gli elementi che dovranno permettere di ricostruire l'incidente attraverso un'analisi postuma sotto il profilo della dinamica. E delle possibili responsabilità. Ecco perché l'attività richiesta al dottor Pinchera, al quale verrà affidato dalla procura l'incarico giovedì, appare fondamentale. Ovviamente in quella sede anche l'indagato, rappresentato dagli avvocati Roncone e Ceccani, si riserverà di nominare consulenti tecnici di parte.

L'udienza di convalida nei confronti di un operaio di 44 anni di Sant'Elia si era tenuta all'inizio del mese di ottobre. Grazie a indagini capillari, i carabinieri della Compagnia di Cassino hanno chiuso il cerchio e hanno indagato per omicidio stradale e omissione di soccorso L.S., residente a Sant'Elia. Che sin dalla sua convocazione in caserma, così come poi in aula, ha ammesso la propria colpa. E ha chiesto scusa: scusa alla giustizia, alla famiglia della ragazza che non voleva uccidere ma che non sarebbe riuscito a evitare. Un rimorso profondo, quello che il giovane ha mostrato davanti al giudice, alla presenza dei suoi legali. Così la dottoressa Casinelli aveva ascoltato le sue parole, poi la decisione: misura non convalidata e remissione in libertà senza misure. Per il giudice non ci sarebbe pericolo di reiterazione del reato né di fuga. Adesso per la fissazione del processo sarà fondamentale la perizia tecnica, necessaria ad affrontare aspetti molto complessi.