C'è chi consiglia di spegnere i fornelli a metà cottura, di scegliere lampadine a basso consumo e utilizzare la lavatrice soltanto a pieno carico per evitare stangate sulle bollette di luce e gas. Suggerimenti senza dubbio saggi, che giovano al portafoglio e al tempo stesso riducono l'impatto ambientale. Ma con l'aumento galoppante dei costi dell'energia non basta più qualche accorgimento nell'utilizzo degli elettrodomestici.
Sono ormai all'ordine del giorno le storie di famiglie in difficoltà e imprese sull'orlo del baratro a causa di un sempre più insostenibile caro bollette.
Gli aumenti
Secondo una stima di Altroconsumo nei prossimi dodici mesi le utenze potrebbero raddoppiare e, nei casi peggiori, addirittura triplicare. L'Arera, l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, ha comunicato un aumento del 59% del prezzo di riferimento dell'energia elettrica. «In termini di effetti finali – si legge in una nota dell'Autorità – per la bolletta elettrica la spesa per la famiglia tipo nel 2022 sarà di circa 1.322 euro, rispetto ai 632 euro circa del 2021». Per quanto riguarda il gas, invece, Arera fa sapere che i consumi di ottobre saranno calcolati su un prezzo che sale a 183,40 euro al megawattora, da considerare come indicazione agli operatori per quantificare la stima in acconto rispetto ai consumi del mese, in attesa del conguaglio, che però ci sarà a novembre.
Le conseguenze
Tutto ciò si traduce inevitabilmente con una diminuzione del potere d'acquisto delle famiglie. Sono molte le persone che per far quadrare i conti rinunciano alla pizza del sabato, al week end fuori porta o all'abbonamento in palestra, con tutto ciò che ne consegue per le attività commerciali che si trovano, a loro volta, a fare i conti con bollette esorbitanti e clientela sempre più ridotta. Ma a volte non basta rinunciare al "superfluo" per sbarcare il lunario. Un fenomeno allarmante che sta emergendo in questo periodo è la richiesta di finanziamenti da parte di privati per il pagamento delle utenze domestiche.
In provincia di Frosinone sono diversi, infatti, gli istituti di credito che stanno riscontrando un aumento di richieste di prestito personale per piccoli importi, fino a 3.000 euro, motivate dalla necessità di far fronte ai costi sempre più alti di gas ed elettricità. Se fino all'anno scorso tra le principali motivazioni di richieste di finanziamento spiccavano, infatti, le spese di ristrutturazione, l'acquisto di mobili o di un'auto o il pagamento di una vacanza, oggi si aggiunge un nuovo dato, tanto significativo quanto preoccupante. E se a ciò si aggiunge il costante aumento dei tassi di interesse, affrontare la spesa delle utenze domestiche dovendo ricorrere a un finanziamento comporta un esborso un tempo impensabile per una semplice bolletta.
Attività in ginocchio
A ricorrere al credito per sostenere le stangate in arrivo per le utenze saranno anche le attività commerciali. Secondo un sondaggio di Confesercenti, infatti, il 13% delle piccole e medie imprese chiederà finanziamenti per rateizzare gli importi dovuti. Per correre ai ripari, inoltre, il 18% valuta la riduzione del numero di dipendenti e ben il 36% prevede di essere costretta ad aumentare i prezzi finali di prodotti e servizi, producendo come ulteriore conseguenza una spinta all'inflazione. Si tratta, però, di soluzioni parziali e non sempre sufficienti a salvare le sorti di aziende che subiscono la doppia ripercussione dell'aumento delle spese e di una contemporanea riduzione degli incassi.
«Non si vede uno spiraglio e le attività cominciano a chiudere – spiega Fabio Loreto, vice presidente di Confcommercio Lazio Sud – Le aziende non ce la fanno, stanno ricevendo delle bollette insostenibili. Chi riesce ad andare avanti lo fa riducendo i costi. Ma ridurre i costi significa diminuire il personale perché si sta arrivando a dover scegliere tra pagare le bollette o pagare i dipendenti. Riceviamo continuamente appelli da ristoranti, negozi, alimentari, bar, che si ritrovano con bollette triplicate – aggiunge Loreto – E ora vedremo cosa succederà con il nuovo incremento del 59%. Nel nostro territorio si prevede la chiusura di almeno mille attività entro la fine dell'anno e in Italia saranno circa centoventimila. Lo Stato deve attuare degli interventi immediati – conclude – Domani sarà già troppo tardi».