Dove l'inquinamento ambientale è più elevato, anche se si tratta di zone in cui le abitudini di vita sono in genere più sane e le condizioni socio-economiche migliori, la mortalità per tumore è maggiore. E in questo contesto la provincia di Frosinone si caratterizza per alcuni risultati che lasciano molto pensare.

Lo scenario emerge da uno studio italiano, reso noto attraverso due pubblicazioni uscite simultaneamente sulle autorevoli riviste "Science of the Total Environment" e "Scientific Data" del gruppo Nature, di un team di scienziati delle Università di Bologna e Bari, dell'Istituto per la bioeconomia (Ibe) del Consiglio Nazionale delle Ricerche e dell'Isti tuto Nazionale di Fisica Nucleare (Roberto Cazzolla Gatti, Arianna Di Paola, Alfonso Monaco, Nicola Amoroso, Roberto Bellotti, Alena Velichevskaya) che hanno analizzato i legami tra mortalità per cancro, fattori socio-economici e fonti di inquinamento ambientale in Italia, a scala regionale e provinciale, utilizzando metodi di intelligenza artificiale nell'arco temporale tra il 2009 e il 2018.

Dallo studio è, appunto, emerso che la mortalità per cancro su scala provinciale non ha una distribuzione casuale né spazialmente ben definita, ma spesso supera la media nazionale laddove l'inquinamento ambientale è più elevato, anche laddove le abitudini di vita risultano più sane. In particolare l'analisi di ben 35 sorgenti di inquinamento ambientale (come attività industriali, uso di fertilizzanti o pesticidi, inceneritori, densità di veicoli a motore, ecc...) ha mostrato che per 19 categorie di tumori su 23 esiste un'associazione spaziale con specifiche sorgenti di inquinamento.

Tra queste le più comuni sono risultate la qualità dell'aria, la presenza di siti da bonificare e l'estensione delle aree coltivate. Su scala regionale le evidenze, anche se preliminari, mostrano che le persone nelle regioni del Nord Italia, dove le sorgenti di inquinamento sono elevate, hanno un tasso di mortalità per cancro relativamente maggiore rispetto alle regioni meridionali, anche se perseguono un migliore stile di vita (fumano meno e sono meno in sovrappeso), hanno reddito più elevato, maggiore consumo di alimenti di origine vegetale rispetto a quelli di origine animale e una più facile accessibilità all'assistenza sanitaria, suggerendo nel complesso che un migliore stile di vita e una maggiore attenzione alle problematiche socio-economiche e sanitarie possono ridurre solo in parte il rischio di morire di cancro nell'intera popolazione se la qualità dell'ambiente viene sottovalutata.

In Italia si registrano, ogni anno, circa 400.000 nuovi casi di tumori maligni con una media annuale di decessi per tumore, secondo i Registri Oncologici Italiani, di circa 3 morti ogni 1.000 persone. I tumori sono oggi la seconda causa di morte al mondo dopo le malattie cardiovascolari.Negli ultimi decenni di ricerca sul cancro, lo stile di vita (come obesità, abitudini sedentarie, scorretta alimentazione, alcolismo e fumo) e fattori casuali o genetici sono stati individuati come cause principali nello sviluppo dei tumori. Tuttavia, aumenta sempre più la consapevolezza che l'inquinamento ambientale debba essere considerato uno dei principali fattori in grado di indurre la proliferazione tumorale. Nonostante molteplici studi ed evidenze scientifiche preliminari, governi e istituzioni non hanno avviato programmi mirati a comprendere meglio i fattori ambientali del cancro.

«Tra le 107 province italiane analizzate dice Alfonso Monaco ricercatore del Dipartimento Interateneo di Fisica "Merlin" del l'Università degli Studi di Bari Frosinone si pone al 53º posto come mortalità complessiva (considerando cioè tutte le 23 categorie tumorali analizzate) da tumore. Quindi, in generale, Frosinone risulta in linea con la media nazionale. Dai dati a nostra disposizione possiamo, tuttavia, notare un eccesso, sempre rispetto alla media nazionale, di morti per i tumori allo stomaco. Per la provincia di Frosinone sembrerebbe che per questa categoria tumorale il numero di decessi sia superiore di circa il 20% rispetto alla media nazionale. Come posizione rispetto alle principali fonti di inquinamento da noi analizzate, la provincia di Frosinone è al 10º posto per la densità di veicoli a motore. Per quanto concerne il numero di impianti chimici presenti in zona, Frosinone risulta al 23º posto nazionale» anche se va specificato che «nel nostro studio analizziamo solo il numero di impianti presenti e non quanto inquinano singolarmente, perché questo dato non era in nostro possesso».

Nel Lazio peggio della provincia di Frosinone si piazzano Viterbo (11ª), Roma (18ª) e Latina (33ª), mentre Rieti sembra essere, sotto questo punto di vista, un'isola felice con il suo 96º posto. Sulla Ciociaria, AriannaDi Paola, ricercatrice dell'Istituto per la BioEconomia del Cnr, confermando le conclusioni di Monaco, specifica che «dai dati sul tasso standardizzato di mortalità, considerando la soglia cautelativa di confidenza del 95%, risulta che la provincia Frosinone ha un tasso sopra la media nazionale per la mortalità legata ai tumori dello stomaco (18ª posizione tra le province) e laringe (7ª posizione). I comuni che portano in alto la provincia di Frosinone per queste due categorie sono: San Biagio Saracinisco, Amaseno, Boville Ernica, Torrice e Monte San Giovanni Campano per lo stomaco; Settefrati e Frosinone per la laringe. Oltre a queste casistiche provinciali, a scala comunale, emerge una casistica particolarmente alta per i comuni di Strangolagalli, Ausonia ed Esperia per colon, retto e ano; Pontecorvo per neoplasie dell'ovaio, Morolo per la prostata, Rocca d'Arce per la malattia di Hodgkin e linfomi, ed, infine, Piedimonte San Gemano per leucemia».

Che cosa fare allora? La risposta la dà Roberto Cazzolla Gatti, professore associato di Biologia della Conservazione all'Università di Bologna, all'agenzia Dire: «La qualità della vita della nostra specie dipende strettamente da quella dell'ambiente in cui viviamo e dell'intero pianeta. È necessario, allora, dare priorità non solo alla ricerca di cure per il cancro, ma anche alla riduzione e prevenzione della contaminazione ambientale: si tratta di azioni imprescindibili da mettere in atto nella difficile lotta contro l'insorgenza dei tumori. Solo se sapremo curare il nostro pianeta, potremo evitare di ammalarci». L'auspicio degli autori è che i dati diffusi siano utilizzati da altri ricercatori e dagli enti interessati per approfondire la tematica, nonché per aiutare i processi decisionali a migliorare la tutela della salute pubblica.