«Una sentenza motivata molto bene, che si protrae su 74 pagine, argomentata puntualmente sotto ogni profilo della vicenda, con riferimenti precisi. Una sentenza difficile da smontare». Non ha dubbi l'avvocato Domenico Marzi, il legale, insieme a Vincenzo Galassi, della famiglia di Willy Monteiro Duarte, riguardo le motivazioni della Corte d'Assise della sentenza di condanna per l'omicidio del ventunenne ucciso nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2020 a Colleferro.
L'avvocato Marzi, ribadendo che seppur gli avvocati difenderanno i loro imputati, legali di cui ha stima e riconosce la loro professionalità, ritiene che sarà per loro «un compito quasi proibitivo perché il presidente ha motivato in maniera eccellente la sentenza, è andato anche al di là delle strategie difensive di primo grado. Sono pagine di diritto quelle pubblicate».
Soddisfatti anche i familiari di Willy i quali «hanno sempre avvertito la grande attenzione della magistratura - aggiunge l'avvocato Marzi - La famiglia non commenta tecnicamente le motivazioni, ma è soddisfatta». Anche il sindaco di Paliano, Domenico Alfieri, da sempre vicino alla famiglia del giovane aiuto cuoco, ha commentato le motivazioni della sentenza. «"Cieca furia". Così viene definita l'irruzione dei fratelli Bianchi nelle motivazioni della sentenza della Corte d'Assise. Queste due parole ci descrivono perfettamente quanto accaduto quella maledetta notte».
La Corte d'assise ha reso note giovedì le motivazioni. La Corte d'assise, presieduta dal giudice Francesco Mancini, l'estensore della sentenza, con a latere l'altro togato Chiara Doglietto e poi i giudici popolari, ha inflitto, il 4 luglio scorso, quattro condanne all'ergastolo per i fratelli Marco e Gabriele Bianchi e a 23 anni per Francesco Belleggia (l'unico del quartetto a essere agli arresti domiciliari) e a 21 anni di Mario Pincarelli. La differente pena tra questi ultimi due è motivata dalla Corte per l'aver ritenuto Belleggia «provocatore della lite» (nonché «responsabile di aver creato il clima di tensione fra i due gruppi di giovani»), antefatto della seconda e più violenta discussione sviluppatasi in via Buozzi e terminata con l'omicidio del giovane cuoco. Giovedì scorso, dunque, le motivazioni. Per i giudici sapevano di sferrare un colpo mortale. Di Gabriele Bianchi il primo calcio, che ha stabilito le regole d'ingaggio.
Si sono mossi come una falange: «L'irruzione dei fratelli fungeva da detonatore di una cieca furia». La motivazione: "L'irruzione dei fratelli Bianchi sulla scena di una disputa sino ad allora solo verbale, e comunque in fase di spontanea risoluzione, fungeva da detonatore di una cieca furia". Secondo la Corte, gli imputati "avevano la percezione del concreto rischio che attraverso la loro azione Willy potesse perdere la vita". Gli imputati "avevano la percezione del concreto rischio che attraverso la loro azione Willy potesse perdere la vita, e nondimeno hanno continuato a picchiarlo", aggiungono i giudici secondo i quali i quattro "tenevano il livello della violenza sulla persona del povero Willy" sullo stesso "crudele, livello impressogli da Gabriele Bianchi" e lo "colpivano con violentissimi calci al capo ed al corpo".
Una vera e propria furia cieca dei due fratelli. Ora i difensori, gli avvocati Ippolita Naso, Valerio Spirgarelli, Loredana Mazzenga, Gianluca Ciampa e Vito Perugini dovranno preparare i ricorsi per il processo d'appello.