Tavolo di confronto straordinario della Regione Lazio sul "caro energia". Giovedì i referenti di Cgil, Cisl e Uil Lazio hanno incontrato una delegazione della Regione composta dal vicepresidente Daniele Leodori, dal capo di Gabinetto del presidente, Andrea Napoletano, e dagli assessori Roberta Lombardi, Claudio Di Berardino e Paolo Orneli.
L'incontro, programmato su richiesta delle organizzazioni sindacali, ha avuto per tema il caro energia per famiglie e imprese e le possibili azioni di mitigazione dell'aumento dei costi da parte della Regione.

I sindacati, si legge in una nota, «hanno rappresentato le preoccupazioni legate ai temi dell'occupazione, sociali ed economici innescati dal costante aumento dei costi energetici e dell'inflazione per tutto il tessuto socio economico della Regione, ribadendo la urgente necessità di programmare interventi a sostegno dei redditi utilizzando tutte le risorse normative-economiche disponibili e tutte quelle attivabili per contrastare le crescenti difficoltà di persone, famiglie e aziende anche integrando le misure nazionali».

Dal canto suo la Regione Lazio ha offerto la piena disponibilità ad attivare «un confronto serrato evidenziando alcuni interventi già in programmazione, pur sottolineando le difficoltà inerenti l'ingentissimo volume delle risorse economiche occorrenti e l'aumento dei costi energetici gravanti sui bilanci regionali. Le parti hanno concordato di procedere alla calendarizzazione degli incontri secondo lo schema già seguito con risultati positivi nell'inverno scorso per la riduzione dell'addizionale regionale Irpef e l'erogazione di un primo bonus energia per i redditi fino a 40.000 euro lordi anno». Nel Lazio c'è lo spettro della chiusura di migliaia di fabbriche per l'aumento esponenziale delle bollette del gas e della luce.

Qualche settimana fa c'è stato uno studio di Confartigianato. Nel quale si legge: «Il caro-energia mette a rischio 881.264 micro e piccole imprese con 3.529.000 addetti, pari al 20,6% dell'occupazione del sistema imprenditoriale italiano». E ancora: «Le attività più esposte alla minaccia del lockdown energetico e addirittura della chiusura sono quelle energy intensive: ceramica, vetro, cemento, carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo. Ma i rincari dei prezzi dell'energia fanno soffrire anche altri 16 comparti manifatturieri in cui spiccano il tessile, la lavorazione del legno, le attività di stampa, la produzione di accumulatori elettrici e di apparecchi per uso domestico, di motori e accessori per auto, la fornitura e gestione di acqua e rifiuti».

A livello territoriale, secondo il rapporto di Confartigianato, «la regione più esposta ai disastrosi effetti del caro-energia sull'occupazione delle piccole imprese è la Lombardia: sono a rischio 139.000 aziende con 751.000 addetti. Non va meglio per il Veneto dove a soffrire sono 77.000 piccole imprese con 376.000 occupati. Seguono a breve distanza l'Emilia-Romagna (72.000 piccole imprese con 357.000 addetti), il Lazio (79.000 imprese e 304.000 addetti), il Piemonte con 62.000 aziende che danno lavoro a 262.000 addetti, la Campania (77.000 imprese con 240.000 addetti), la Toscana con 63.000 imprese e 228.000 addetti, la Puglia (57.000 piccole imprese e 177.000 addetti) e la Sicilia (63.000 imprese con 165.000 occupati)».