Schiaffi, insulti, doccia fredda, minacce di morte, telefono sotto controllo. Una serie di accuse che hanno fatto finire a processo un noto rappresentante di commercio, residente a Ceccano. Accuse che aveva mosso nei suoi confronti l'ex moglie. Entrambi cinquantenni. Accuse, però, che sono state smentite e sarebbero state architettate dalla donna per una vendetta nei confronti dell'ex coniuge, sembrerebbe perché ripresa per i comportamenti poco consoni ai doveri familiari.

Questo hanno sostenuto ieri i legali dell'imputato che è stato assolto dal giudice. Il cinquantenne è pronto ora a denunciare la sua ex per calunnia. Ieri mattina la sentenza assolutoria emessa dal giudice per il ceccanese che nel 2017 era stato accusato di maltrattamenti in famiglia. Tutto nasce dalla denuncia dell'ex moglie che andandosene di casa aveva rivolto all'ex coniuge pesanti accuse, sostenendo che era stata cacciata dall'abitazione, che l'aveva percossa con schiaffi, minacciata di essere rinchiusa in una bara e buttata dalla finestra. Era stato accusato anche di essere mosso da una assurda gelosia, tanto da controllarle il telefono, di frugare tra gli effetti personali, costringendola a dormire con una stanza senza la porta per tenerla sotto controllo.

Ieri si è conclusa la vicenda. I difensori del cinquantenne, gli avvocati Riccardo Masecchia e Giampiero Vellucci, hanno evidenziato che le accuse erano totalmente insussistenti in quanto si è trattato di una ripicca, una vendetta dell'ex coniuge. L'uomo, avrebbe solo imposto alla donna di non rientrare a casa a notte fonda e di non assentarsi per lunghi periodi venendo meno ai doveri di madre. I legali Masecchia e Vellucci hanno provato che tutte quelle circostanze erano frutto di un atteggiamento vendicativo. I maltrattamenti sarebbero stati smentiti anche dai figli della coppia. Per l'uomo la sentenza di assoluzione. Il ceccanese ha ora dato mandato ai suoi avvocati di procedere per il reato di calunnia per i fatti narrati dalla sua ex.