«Nella stagione più siccitosa di sempre solo le manovre idrauliche insieme al grande impegno, alla passione e all'abnegazione dei nostri operai e dei nostri tecnici, che ringraziamo pubblicamente, hanno permesso di salvare alla meglio la stagione irrigua che è ancora in atto».
Così Sonia Ricci, Presidente di Anbi Lazio (Associazione dei Consorzi di Bonifica ed irrigazione laziali), torna a chiedere attenzione per il settore dei Consorzi che assicurano irrigazione e salvaguardia idrogeologica del territorio.
«È una situazione di emergenza di guerra – aggiunge Ricci - che non si può sottovalutare, l'agroalimentare, insieme al nostro settore, sta pagando un prezzo altissimo per le conseguenze dell'elevato costo dell'energia che nel resto del mondo non è elevato come in Italia».

La siccità del 2022 si iscrive al primo posto fra le annate più aride dall'inizio delle rilevazioni idro-meteo-climatiche in tutta Europa oltre che nel nostro Paese. Le complesse azioni idrauliche operate hanno consentito una gestione razionale dell'acqua disponibile.
«Continua, però, la grandissima preoccupazione per l'incremento dei costi operativi legati all'incontrollato ed abnorme incremento dei prezzi dell'energia - aggiunge il direttore di Anbi Lazio Andrea Renna - Avevamo stigmatizzato la situazione a novembre dello scorso anno, confermando la tempesta perfetta prima a febbraio e poi a luglio. I dati che avevamo erano, e purtroppo restano, drammaticamente chiari. Occorre un intervento straordinario così come è davvero straordinaria al negativo questa situazione. Senza adeguati interventi a sostegno dei bilanci dei Consorzi di bonifica ed irrigazione, tali aumenti mettono a rischio la tenuta stessa delle strutture». 

«Ora l'attenzione si deve rivolgere comunque anche a ciò che si potrà fare a livello sistemico per migliorare, in modo resiliente, un contesto sottoposto periodicamente a stress idrici ormai troppo frequenti da sostenere senza nuovi ed ulteriori investimenti mirati. Ma le risposte per quanto sta accadendo servono subito. È davvero paradossale – conclude Ricci - che sia la ragione sociale di un'originale esperienza di sussidiarietà, quale i Consorzi di bonifica ed irrigazione, ad essere il motivo di loro inammissibilità ai benefici fin qui previsti.

Non essere un Ente pubblico, ma semplicemente liberi cittadini, che si uniscono per gestire interessi comuni essenziali, quali la salvaguardia idrogeologica e la gestione delle acque di superficie non può mettere in ginocchio le strutture penalizzando l'impegno civile in favore del bene di tutti. Gli importi relativi al costo dell'energia è più che triplicato. La causa è anche l'eccezionale andamento climatico, caratterizzato da siccità ed alte temperature, che sta comportando un +30% tra oneri gestionali e consumi energetici, quantificabili in oltre 51 milioni di kHw, per una spesa che supera i 20 milioni in tutto il Lazio un incremento di più di 9 milioni di euro fino alla fine dell'anno».