Il drone che porta una pistola nel carcere di Frosinone poi usata per far fuoco contro altri detenuti era stata la reazione. Il prologo era stata un'aggressione subita in cella dal detenuto Alessio Peluso del clan Lo Russo.
Per quattro dei cinque imputati, all'epoca detenuti in via Cerreto e subito trasferiti, ieri il pubblico ministero Vittorio Misiti ha chiesto una condanna a due anni nel processo che si celebra con il rito abbreviato davanti al gup Antonello Bracaglia Morante. Le aggravanti sono state parificate alle attenuanti.

Sotto accusa per l'aggressione a Peluso, refertato all'ospedale Spaziani con 15 giorni di prognosi (e poi trasferito a Rebibbia), ci sono anche elementi di spicco della criminalità organizzata campana. Il pm, pertanto, ha chiesto due anni per Genny Esposito, 32 anni, di Napoli, per l'albanese Andrea Kercanaj, 44, di Frosinone, nonché per Marco Corona, 35, di Napoli, Mario Avolio, 55, di Napoli. Mentre per l'altro albanese Blerim Sulejmani, 37, è stato chiesto il rinvio a giudizio.

Ai cinque (difesi dagli avvocati Piepraolo Dell'Anno, Gianluca Agostini, Giorgio Igliozzi, Alessandro De Federicis, Riccardo Masecchia e Christian Alviani, mentre la parte offesa rappresentata da Emanuele Incitti non ha presentato querela) sono contestati il sequestro di persona e le lesioni. I fatti risalgono al 16 settembre, nella sesta sezione del III reparto. Qualche giorno dopo ci sarebbe stata la sparatoria sempre in carcere ad opera di Peluso contro il quale è aperto un procedimento a parte. La sentenza a ottobre al termine della discussione.