Adolescenti che salvano altri adolescenti. Ragazzi che proteggono e guidano, che promuovono stili di vita sani. Così si limitano i danni di un aumento esponenziale, secondo l'analisi di Exodus, di abuso di alcol e tabacco tra adolescenti. Ecco perché in autunno - cioè a breve - partirà l'attività di formazione di tutor e di peer educator grazie a Exodus Cassino. Un passaggio fondamentale, sottolinea il responsabile della sede cassinate della Fondazione di don Antonio Mazzi - nonché assessore comunale alla Coesione sociale - Luigi Maccaro. Attraverso i peer educator, che rappresentano un capitale umano e sociale oltre che potenziali attori di cambiamento, si potrà concretizzare quell'attività di prevenzione e recupero di giovani con problemi di dipendenza e di grave marginalità sociale che è alla base della filosofia di Exodus.

L'emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del Covid-19 ha contribuito a «disorientare le scelte di vita degli adolescenti che si trovano peraltro a dover rispondere alle trasformazioni che riguardano il corpo, l'inserimento nel gruppo dei pari, il rapporto con la famiglia tipiche della loro età. Non a caso, molte delle indagini sui comportamenti giovanili durante e dopo la pandemia hanno evidenziato un aumento nell'abuso di alcol e tabacco, oltre che una scarsa consapevolezza dei rischi legati ai rapporti sessuali non protetti» spiega Maccaro.

Ecco che la "Peer education" - un modo di comunicare, trasmettere, scambiare e condividere informazioni, valori ed esperienze tra persone della stessa età o appartenenti allo stesso gruppo sociale - diventa l'unica chiave d'accesso possibile. L'unica in grado di promuovere sani stili di vita per la prevenzione dell'abuso di alcol, droghe e comportamenti a rischio. I peer educator, adeguatamente formati e responsabilizzati dagli operatori, dovranno a loro volta incontrare i coetanei - come previsto dal dettagliato progetto - con la finalità di «influenzare positivamente le loro scelte nell'ambito della salute attraverso incontri ad hoc, stand informativi, attività laboratoriali e canali social». In tale contesto si può comprendere l'importanza di plasmare, in orario scolastico ed extra scolastico, dei validi peer educator.

La loro azione può avere impatto non solo all'interno della comunità scolastica ma anche sulla comunità allargata, facendo leva sulla rete dei soggetti esterni con cui la scuola interagisce per perseguire i suoi obiettivi formativi ed educativi. Fondamentali gli accordi interistituzionali (scuola, enti locali, terzo settore, Asl) e l'individuazione del gruppo di insegnanti e altri adulti di riferimento.

I protagonisti restano gli adolescenti delle scuole secondarie di secondo grado - tra i 16 e 19 anni, che diverranno peer educator (massimo 25 studenti per gruppo, delle classi terze per gli istituti del quinquennio e delle seconde per gli istituti professionali) che potranno coinvolgere una popolazione giovanile allargata fra i 13 anni e i 19 anni. Accanto a loro, insegnanti (scuole secondarie di primo e secondo grado) e adulti di riferimento del territorio ovvero educatori, rappresentanti delle istituzioni, genitori, volontari, allenatori. Ovviamente con formatori e tutor di Exodus.

Si tratta a tutti gli effetti di un progetto di comunità. Non solo. Le ore di formazione dei ragazzi coinvolti nella "Peer education" potranno essere riconosciute come alternanza scuola-lavoro. Affinché questo sia possibile è però necessario che le scuole attivino il procedimento per attivare la convenzione e completare la procedura di autorizzazione.