Con il pronunciamento della Corte di Cassazione si è conclusa, dopo tre anni, la battaglia legale per la gestione della Certosa di Trisulti.
Il ricorso dell'associazione Dignitatis Humanae Institute (Dhi), rappresentata da Benjamin Harnwell e dal sovranista Steve Bannon, il politologo ex consigliere di Donald Trump, è stato dichiarato inammissibile.
Il complesso monastico di Collepardo, pertanto, non potrà diventare sede di un'università sovranista ma continuerà ad essere gestito dal ministero della cultura, aperto al pubblico come lo è da novembre 2021 dopo l'annullamento del decreto che aveva affidato la Certosa all'associazione di Bannon.

Era stato il ministro Dario Franceschini a firmare l'atto, nel 2016, dopo la pubblicazione di un bando per l'assegnazione del monastero, valida per diciannove anni. Un provvedimento che provocò la protesta di cittadini, associazioni, esperti di storia e di cultura.
Un forte movimento di dissenso che portò il ministero a rivedere l'assegnazione della Certosa di Trisulti all'associazione Dhi che, si scoprì, neppure aveva i requisiti per occuparsi del complesso monastico.
Il decreto è stato annullato nel 2019, l'associazione è stata messa alla porta e due anni dopo la Certosa di Trisulti ha riaperto i battenti. Bannon e i suoi, però, non hanno accettato il benservito in silenzio e si sono subito rivolti al tribunale amministrativo regionale del Lazio. Il Tar di Latina ha accolto il ricorso della Dhi, provvedimento impugnato dal ministro Franceschini a cui il Consiglio di Stato ha dato ragione (ordinanza a seguito della quale la Certosa di Trisulti ha riaperto al pubblico).

Nell'accogliere l'appello del ministero, i giudici hanno sostenuto che l'associazione aveva ottenuto la gestione sulla scorta di dichiarazioni rese al momento della presentazione della domanda di partecipazione al bando, ma che poi si erano rivelate false.
L'ultima mossa è stata di Bannon, che ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. Non ammissibile.