Più donne che uomini con età dai 50 ai 64 anni ma anche dai 35 ai 49. È l'identikit degli infortuni sul lavoro denunciati all'Inail a causa del Covid. Tredici di questi hanno avuto esito mortale.

Il dato provinciale
Sulla base dei dati forniti dalla stessa Inail, dall'inizio della pandemia fino a giugno 2022, dalla provincia di Frosinone sono pervenute 1.311 denunce, ovvero il 5,9% del totale, in aumento dle 12,1%. Rispetto all'ultima rilevazione le denunce d'infortunio per causa del Covid sono in crescita del 12,1%. Sono 13 le denunce di infortunio con esito mortale. Le donne sono 821 e gli uomini 490. Quanto all'età si tratta principalmente della fascia tra i 50 e i 64 anni (600 persone) e tra i 35 e i 49 anni (478). A seguire 207 denunce entro i 34 anni e 26 per gli over.

La situazione nel Lazio
Nel Lazio le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 sono state 22.391 di cui 94 con esito mortale (68 a Roma, 13 a Frosinone, 9 a Latina e 2 a rieti e Viterbo). In Italia risultano, invece, 278.431 denunce di cui 877 con esito mortale. Il Lazio registra l'8% delle denunce, ma il 10,7% delle morti. Nel Lazio, fa sapere l'Inail, rispetto alla data di rilevazione del 30 aprile, le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 sono aumentate di 2.410 casi (+12,1%, superiore al +6,8% nazionale) di cui 666 avvenuti a giugno, 643 a maggio, 559 ad aprile 2022, con i restanti casi riconducibili ai mesi precedenti. Per aumento in termini relativi spicca la provincia di Latina. L'analisi nella regione evidenzia che le denunce pervenute da inizio pandemia afferiscono per il 40,5% al 2020, per il 20,3% al 2021 e per il 39,2% al primo semestre del 2022 (superati già a marzo 2022 il numero di contagi dell'intero anno 2021). Dopo il 2020 caratterizzato dalle ondate di marzo-aprile e di fine anno, il 2021 ha avuto, come per il dato nazionale, un andamento tendenzialmente decrescente, con minimi estivi e una ripresa del fenomeno a fine anno; il 2022 è iniziato con una forte accelerazione dei contagi a gennaio, non confermata per intensità nei mesi successivi. L'Inail osserva che gli eventi mortali sono aumentati rispetto alla precedente rilevazione di due casi, entrambi del 2021: dei 94 decessi complessivi, 48 si riferiscono al 2020 e 46 al 2021.

Le professioni
Le professioni più colpite sono in prevalenza quelle in ambito sanitario, ma non mancano altre professione, dal mondo della scuola ai servizi, dalla ristorazione agli alberghi, dalle pulizie agli impiegati degli istituti bancari e postali. Tra i tecnici della salute l'84% sono infermieri, il 4% fisioterapisti e il 2% tecnici sanitari di radiologia; tra i medici oltre la metà è composta da medici generici, internisti, anestesisti-rianimatori, cardiologi, radiologi, ortopedici, primari in terapie mediche e nefrologi; tra gli impiegati, prevalentemente amministrativi; tra le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali, tutti operatori socio sanitari, tra il personale non qualificato nei servizi di istruzione e sanitari, prevalentemente ausiliari ospedalieri e portantini/barellieri, il 15% è collaboratore scolastico/bidello; tra gli impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta, per oltre i tre quarti sono postini-portalettere; tra le professioni qualificate nei servizi di sicurezza, vigilanza e custodia, il 90% è costituito da vigili urbani, il resto da guardie giurate. E ancora: tra i professori di scuola primaria e pre–primaria, più del 60% si concentra nelle scuole materne e asili nido; tra il personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, la metà si concentra nelle pulizie di ospedali/ambulatori e di locali; quasi un terzo sono operatori ecologici; tra gli impiegati addetti agli sportelli e ai movimenti di denaro, soprattutto postali; tra i conducenti, la metà guidano autoambulanze.

I settori economici
L'attività economica più colpita è la gestione industria e servizi con il 94,8% delle denunce, seguono la gestione per conto dello Stato (4,6%), la navigazione (0,4%) e l'agricoltura (0,2%). Il 68% delle denunce riguarda i settori della "Sanità e assistenza sociale" (58,3% delle denunce) e degli organi preposti alla sanità, come le Asl, dell'"amministrazione pubblica" (9,7%); le professionalità più colpite sono infermieri, medici, operatori socio sanitari e operatori socio assistenziali. Nel "Trasporto e magazzinaggio" (10,3%) prevalgono i servizi postali e di corriere. Nel "Noleggio e servizi alle imprese" (3,7%), in particolare gli addetti alle pulizie. Nei "Servizi di informazione e comunicazione" (3,2%), casi sia nelle produzioni cinematografiche televisive che nelle telecomunicazioni (specialisti informatici). Nel "Commercio" (2,0%), quasi esclusivamente quello "al dettaglio". In "Altri servizi" (1,5%) tra i più colpiti gli addetti all'assistenza alla persona e pulizie.

Le vittime
Sul fonte dei decessi sono diverse le figure professionali coinvolte. Tra le più ricorrenti: personale sanitario (un quarto del totale), impiegati amministrativi, conducenti e insegnanti.

In Italia
Si conferma in tutto il Paese il trend in diminuzione dei casi mortali. L'età media dei contagiati è di 46 anni. A morire sono soprattutto gli uomini (82,9%), ma la maggioranza delle infezioni di origine professionale riguarda le donne (68,3%).