Calcestruzzo e indifferenza seppelliscono l'ennesimo tesoro monumentale della città dei papi. Con l'avvilente sensazione di sconforto e delusione, mista alla rabbia impotente, alcuni cittadini ci hanno mostrato la pietra tombale che ormai ricopre il mosaico scoperto in piazza Innocenzo III durante i lavori di sistemazione di un'area sulla cui proprietà si è dibattuto per anni.
Vige il più stretto riserbo su chi abbia preferito cementificare un sito che potrebbe nascondere immensi tesori, per utilizzare lo spazio come parcheggio per qualche vettura ad uso dei locali pubblici della zona.
Gli incaricati dalla Sovrintendenza appena il mese scorso erano tornati in piazza Innocenzo III per decidere la sorte del prezioso mosaico rinvenuto durante i lavori di sistemazione dell'area, intrattenendosi sul sito confinante con Palazzo Bonifacio. Il mosaico, scoperto durante la effettuazione degli scavi, è stato definito dagli esperti "mirabile esempio di opus signinum".
Sono stati rinvenuti materiali attribuibili ad una frequentazione di circa un secolo e mezzo avanti Cristo, conclusasi in età augustea. Altri elementi confermano la maestosità della struttura e l'importanza della scoperta, collocata nelle immediate prossimità dell'acropoli in posizione dominante rispetto alla Valle del Sacco. All'indomani della scoperta del mosaico, l'amministrazione comunale dichiarò che mai l'opera sarebbe stata ricoperta e sottratta al godimento di appassionati e studiosi.
Ma finora nessuna voce si è levata da parte degli inquilini di Palazzo d'Iseo, sede del Comune, per scongiurare la blasfemia ormai posta in atto.
A poche decine di metri dal luogo che meriterebbe un nome appropriato, ci sono anche gli uffici dell'associazione Pro loco, i cui occupanti (legittimi o meno) pensano a tutto meno che a difendere la storia e le tradizioni di un popolo vilipeso e mortificato dai suoi discendenti.