Il Tribunale di Velletri ha condannato l'Inail a corrispondere circa 80.000 euro di arretrati e una rendita vitalizia di circa 1.600 euro mensili alla vedova di un macchinista delle Ferrovie dello Stato originario di Colleferro, morto per un mesotelioma pleurico dovuto all'esposizione all'amianto con cui era coibentato il reostato che collegava i 13 motori del locomotore.
L'Inail aveva respinto la domanda di Maria Manciocco, vedova di Maurizio Di Meo, deceduto nel 2018 a soli 60 anni lasciando orfani i due figli Simone e Luca (all'epoca di 26 e 30 anni), per una malattia causata dall'asbesto, nonostante il mesotelioma sia una patologia inserita nelle apposite tabelle, che rappresentano secondo i giudici «la cristallizzazione di giudizi scientifici specifici sull'esistenza del nesso di causalità».

La donna si era così rivolta all'Osservatorio Nazionale Amianto e al suo presidente, l'avvocato Ezio Bonanni, per avere assistenza legale. L'avvocato ha dimostrato, grazie alla trentennale esperienza in materia come, per ottenere la rendita, al lavoratore sia sufficiente dimostrare di essere affetto dalla patologia e di essere addetto alla lavorazione nociva. Durante il processo, di primo grado, anche i testimoni hanno confermato che dal 1985 al 2003 Di Meo aveva lavorato a contatto con l'amianto presente nei locomotori. Il consulente tecnico Corradino Menchella, nella perizia chiesta dalla ricorrente, ha spiegato che «la malattia che ha condotto a morte Di Meo va individuata nel mesotelioma pleurico, strumentalmente diagnosticato ad aprile del 2017». Nella letteratura medica, come ha sottolineato Menchella, risulta «documentato il rapporto tra la patologia e l'attività del macchinista».

Lo si legge nel VII Rapporto ReNaM dell'Inail: «Nel trasporto su rotaia, sono stati esposti soprattutto i macchinisti per la presenza di amianto spruzzato sulla cassa delle cabine di guida locomotive, con liberazione di fibre, specie durante gli interventi di manutenzione». Sono 852 i casi di mesotelioma registrati dall'Inail nel settore "Trasporti terrestri e arei" fino al 2018 in Italia, di cui 69 quelli che hanno colpito i macchinisti ferroviari. «Un'altra vittoria nella lotta all'amianto - dichiara soddisfatto Bonanni - mi dispiace soltanto che ancora, per questioni assodate, si debba adire il Tribunale con lungaggini che potrebbero essere evitate».