«In tempi non sospetti avevo detto che Frosinone ha un consumo di suolo altissimo, non giustificabile dalla ridotta estensione del territorio. Basti pensare che 15 chilometri quadrati dei 47 totali sono occupati da edifici, rappresentando il 30% del suolo disponibile». Così Norberto Venturi, consigliere comunale del Partito Democratico.

Nei giorni scorsi Legambiente aveva lanciato l'allarme davanti ai numeri del nuovo rapporto Ispra sul consumo di suolo, chiedendo di rivedere i piani urbanistici. Secondo l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, a Frosinone città nel 2021 rispetto al 2020, si registra una crescita di 7,13 ettari di suolo consumato. Tale valore negli ultimi anni non era mai stato così elevato al punto che il capoluogo ciociaro nella graduatoria nazionale per il 2021 è al 160esimo posto su poco più di 7.900 Comuni italiani. Un primato poco invidiabile in una graduatoria guidata da Roma, Ravenna, Vicenza, Reggio Emilia e Catania, le città in cui nel 2021 si è consumato più suolo in Italia. Inoltre, nel Lazio, Frosinone si piazza in settima posizione dopo Roma, Fiumicino, Fara in Sabina, Viterbo, Guidonia Montecelio e Monterotondo.

Aveva notato Venturi: «Comuni grandi a noi vicini come Cassino e Ceccano per esempio hanno un consumo di suolo rispettivamente del 14% e del 12%. L'idea di una pianificazione urbanistica tendente al miglioramento ed alla ristrutturazione dell'esistente attraverso anche incentivi è stata più volte annunciata ma mai ha rappresentato una priorità. Non si può non riconoscere che la città è in una fase di involuzione. Involuzione anzitutto demografica che ha due aspetti fondamentali: 1) i giovani sempre più numerosi lasciano la città per altre più favorevoli opportunità; 2) il numero complessivo degli abitanti si riduce inesorabilmente. I capoluoghi di provincia del Lazio: Viterbo Latina, Rieti hanno visto un incremento del numero degli abitanti, mentre a Frosinone si assiste ad una lenta ed inesorabile riduzione. Ma se Frosinone non è attrattiva nell'ambito del territorio regionale, non lo è neppure nell'ambito del territorio provinciale.

Il rapporto tra gli abitanti del capoluogo rispetto al resto dei Comuni della provincia è ancora impietoso, poiché a Rieti vivono il 31% degli abitanti dell'intera provincia, a Viterbo il 20%, a Latina il 25%, mentre a Frosinone ci sono 47.000 abitanti su 480.000 dell'intera provincia e quindi meno del 10%. Una involuzione che ci fa essere tra i primi in Italia per auto circolanti e ancora gli ultimi nel Lazio per mezzi ad alimentazione verde. Tarda purtroppo ad affermarsi la cultura di un interesse più generale». Afferma Norberto Venturi: «C'è bisogno di una politica urbanistica che tenga conto di un tema del genere. Confermo pure quanto sottolineato recentemente. E cioè che alla luce di questi dati risulta poco comprensibile il ritardo, se non l'aperta ostilità ad una città intercomunale che rappresenterebbe invece una ovvia soluzione ai problemi demografici intesi in termini di rappresentatività del territorio, ma anche alla riduzione dei costi di alcuni servizi, oltre al loro miglioramento. Penso al trasporto pubblico, per esempio.

Qualcuno parla di eccessiva cultura dell'individualismo, del campanilismo, di una sorta di neo-provincialismo, che sono alla base della difficoltà di fare rete. Il nostro territorio ha una ricchezza unica in tantissime figure storiche che andrebbero ricordate ed onorate in un ambiente suggestivo come potrebbero essere i "Piloni ristrutturati", ma anche figure attuali nel campo della cultura, della imprenditoria, della economia, della letteratura. Molte di esse hanno superato ampiamente i confini regionali e nazionali diventando punti di riferimento nelle loro sfere di competenza. Altri hanno deciso di continuare a vivere il nostro territorio e rappresentano un patrimonio a cui va chiesto quel supporto culturale necessario per avviare la città ad una fase di cambiamento, quel civismo vero, non necessariamente militante, come un contributo libero e competente alla crescita del territorio e fungere da stimolo alla classe politica. Pure questo è un discorso che va affrontato».

Argomenta Venturi: «Mi ha molto colpito il paragone usato da Legambiente: in un solo anno l'incremento di consumo di suolo netto nel territorio comunale è stato di 7,13 ettari (10 campi da calcio): si tratta del valore più alto da un decennio a questa parte. Ritengo che su grandi tematiche come questa dovrebbe svilupparsi un dibattito serio e serrato in consiglio comunale. Il capoluogo ha bisogno di una seria politica urbanistica».