Un'estate infuocata che sta stremando l'Italia. I mesi di giugno e luglio hanno registrato picchi di caldo record e gli agricoltori rischiano di pagare un prezzo altissimo. Non tanto per le ondate di calore ma per la siccità che sta mettendo in crisi uno dei settori più importanti della provincia di Frosinone: la vitivinicoltura. Un'assenza di pioggia che persiste dall'autunno scorso, di conseguenza il terreno, né in inverno e né in primavera, ha accumulato acqua.

Negli ultimi anni nel frusinate si è registrato un boom di nuove aziende vitivinicole guidate da giovani under quaranta. Una crescita dovuta anche alla riscoperta di vitigni autoctoni. Gli agricoltori però si apprestano a registrare una delle stagioni più drammatiche degli ultimi anni e che, secondo una prima stima della Coldiretti, rischia un calo della produzione che va dal 50 al 70%. La vite è una delle poche piante che ha bisogno di pochissima acqua per sopravvivere. Nonostante questo i vigneti stanno soffrendo a causa dell'ondata di caldo anomalo che non molla la presa.

Le piante più "anziane" non hanno grossi problemi perché hanno un apparato di radici profondo e in qualche modo riescono a recuperare l'acqua. I nuovi impianti, invece, presenti soprattutto nelle aziende giovani, stanno soffrendo tantissimo. Per tentare di salvare il più possibile, le aziende del territorio hanno messo in pratica un'irrigazione di soccorso. Un tentativo estremo per accumulare le risorse idriche e trattenerle nel suolo. Una pratica destinata, purtroppo, a diventare sempre più la normalità.

I danni ai vigneti
Ogni annata ha una sua peculiarità dovuta alle condizioni climatiche. Affinché il grappolo maturi bene è necessario un giusto equilibrio della maturazione. In carenza di acqua l'acino appassisce perdendo acidità e quindi finezza ed eleganza nel risultato finale. Un problema che sta causando danni maggiori soprattutto alle aziende giovani, nate da pochi anni. «Questa che stiamo vivendo è una stagione abbastanza drammatica che ha causato problemi allo sviluppo vegetativo delle piante d'uva». A parlare è Danilo Scenna, 35 anni, titolare dell'azienda agricola "D.S. bio" di Pescosolido e delegato regionale Coldiretti giovani impresa; si occupa della produzione di vini. «Con questa situazione abbiamo dovuto rivedere tutte le lavorazioni in campo – ha spiegato Danilo Scenna – Se continua con queste temperature l'altro rischio è che l'uva non maturi, per assurdo. Avremo sicuramente meno quantità di vino e le rese di questa vendemmia saranno più basse». Anche l'azienda fondata da Scenna si è attivata per contenere i danni alle viti ed evitare che la pianta soffra, utilizzando l'irrigazione di soccorso. «Sono passati dieci anni da quando ho fondato l'attività, era il 2012. Posso dire che ci sono state annate molto calde, come quella del 2017 ad esempio, ma così come quest'anno mai – ha continuato Scenna – È la prima volta che non piove per così tanti giorni». Per quest'anno si prevede anche un aumento dei prezzi. «Al riguardo noi stiamo cercando di contenerli. Ma il problema non è soltanto questo. Oltre alla siccità si accumulano gli aumenti delle materie prime come vetro e imbottigliamento, e i costi dell'aumento del carburante agricolo – ha proseguito – Tutti costi che si vanno a ripercuotere sul prezzo finale del prodotto». L'azienda D. S. è molto frammentata e distribuita in dieci diversi appezzamenti. «Questo però in virtù del cambiamento climatico è anche un vantaggio perché gli agenti atmosferici sono localizzati – ha sottolineato il produttore – Ad esempio, siamo reduci da una grandinata di tre settimane fa che ha interessato soltanto due apprezzamenti mentre il restante si è salvato. Quello che è un problema a livello logistico può essere un vantaggio in virtù del cambiamento climatico».

Le antiche tradizioni
L'azienda D. S. nasce nel 2012 ed è stata creata da zero. Biodinamica con certificazione bio. «Coltiviamo i vitigni autocnoni della Valle di Comino e della Media Valle del Liri: uva Giulia, Maturano, Lecinaro sono antichi vitigni riscoperti negli ultimi decenni ma da sempre coltivati in questi territorio», ha spiegato Danilo Scenna. L'obiettivo primario dell'azienda è quello di perseguire una viticoltura sostenibile, attraverso un giusto connubio tra tradizione e innovazione. Unisce le tecnologie moderne all'esperienza e alle pratiche agricole dei contadini di una volta. I vini che si ottengono da questi vitigni esprimono al massimo la mineralità del suolo e dell'areale di origine, poiché la vite ha un intenso scambio con il terreno e gli elementi minerali assumono così un ruolo di primo ordine nel suo metabolismo. Nell'azienda sono presenti alcuni vigneti a piede franco, di un'età superiore ai cento anni, coltivati ad alberata, maritati all'ulivo. «Questa era la tecnica di coltivazione da sempre utilizzata su queste montagne per ottimizzare al massimo il poco terreno coltivabile», ha concluso Scenna. Tanta preoccupazione quindi in vista della vendemmia che quest'anno è costretta ad anticipare i tempi a fine agosto.