Promuovere il "modello Cassino" che ha portato all'elezione a sindaco di Enzo Salera e farne la base per le prossime alleanze in vista delle politiche e, soprattutto, delle regionali. Marta Bonafoni, 45 anni, consigliera regionale del Lazio e fondatrice del movimento civico progressista PoP, ha le idee chiare su come costruire una solida e credibile proposta politica per ridare smalto ad una coalizione, quella a trazione Pd, che in questi anni «ha abdicato al suo ruolo».
Martedì, l'energica consigliera ha fatto tappa nella città martire per il penultimo appuntamento del suo "Tour dei desideri": una serie di incontri in tutta la regione con l'intento di «riconquistare la fiducia di un popolo smarrito, che chiede di poter contare nella costruzione del futuro del nostro Paese e a cui dovremo lasciare voce e spazio».

«A Cassino credo che abbiamo potuto osservare, forse meglio che in altre tappe, cosa è avvenuto in questi anni nei territori della nostra Regione – commenta Bonafoni – qui dentro il campo progressista è nata ed è cresciuta una rete di amministratori e amministratrici locali che non si riconoscono in nessuno dei partiti del centrosinistra, eppure danno un contributo fondamentale, giorno dopo giorno, alla costruzione di una società più giusta e di un modello di sviluppo sostenibile».

Consigliera Bonafoni, con il tracollo improvviso della legislatura per l'Italia si è aperta una fase di travaglio dall'esito incerto. Quali sono i punti fermi di PoP?
«Sicuramente guardare a quell'astensionismo che è diventato il primo partito anche nella nostra regione. Lì c'è un bacino di persone da convincere a tornare a votare per una proposta che possa descrivere come cambiare in meglio la vita delle persone in una fase così complessa, fatta di tante crisi che si stanno sovrapponendo. Quindi puntare a parlare con loro».

Il Campo Largo promosso dal Pd è collassato. Qual è, ora, la vostra prospettiva sulle alleanze?
«Intanto, ora, noi in Regione stiamo governando con quello che tutti definiscono Campo Largo ma che altro non è che una coalizione di forze, la più larga che c'è in Italia, dai cinquestelle a Calenda. Io credo che sia arrivato il momento di smetterla di dare le misure al campo e provare a dirci come rilanciamo per la prossima legislatura l'idea di regione che abbiamo sulle cose da fare. Sono certa che questo lavoro porterà buoni frutti».

PoP è l'unica forza politica che ha promosso le primarie in vista delle prossime regionali. Cosa vi aspettate dagli alleati?
«Noi abbiamo promosso primarie aperte, che è una cosa ulteriore rispetto alle primarie. Quello che noi vogliamo, infatti, non è tanto l'affezione allo strumento delle primarie, ma trovare un modo per coinvolgere tutti coloro che sono distanti dalla politica per avere un primo turno sul turno secco che caratterizza il voto regionale. Noi pensiamo che dobbiamo nutrire un entusiasmo che abbia una prima tappa per poi arrivare alle urne. E continuiamo a pensare che si potrà trovare una soluzione in questo senso».

Restando sempre sul tema dell'astensionismo, come si può arginare la disaffezione alla politica?
«Bella domanda. Intanto oggi il paese ha una ferita che morde che è quella delle disuguaglianze. Noi dobbiamo raccontare con proposte concrete, fattibili, peraltro con risorse che arriveranno abbondantissime e quindi con la possibilità di realizzare queste proposte. Come potremo cambiare in meglio la vita delle persone? Attraverso una sanità territoriale, un welfare che funzioni e che produca lavoro a partire dalle nuove generazioni e, oggi, in questa provincia non poteva che uscire fortissimo il tema dell'ambiente e dalla conversione ecologica. In tutta Europa lo fanno. Il Lazio può, sulla base di dieci anni in cui abbiamo iniziato un modello di governo diverso e innovativo, iniziare un laboratorio per l'Europa».