Processo Mollicone, dopo le minacce ai difensori dei Mottola, intervengono il Consiglio dell'Ordine degli avvocati e la Camera penale. A poche ore dallo striscione apparso fuori dal palazzo di giustizia di piazza Labriola, oggetto ora di mirate indagini.
Gli interventi
«Abbiamo ricevuto segnalazioni di minacce gravi e offese rivolte ai difensori degli imputati del processo Mollicone, "colpevoli" di aver assunto la difesa di chi è accusato dell'omicidio della povera Serena. Ancora una volta ci troviamo a denunciare comportamenti gravemente lesivi della funzione sociale dell'avvocatura che è quella di partecipare all'attuazione della giurisdizione, ossia di contribuire a dirimere il conflitto insorto, ponendosi a tutela di chi è sottoposto al potere punitivo dello Stato, qualsiasi sia il titolo di reato contestato» ha affermato il presidente del Coa di Cassino, l'avvocato Gianluca Giannichedda. «La democrazia è garantita in primis dal ruolo dell'avvocato che è chiamato ontologicamente a stare dalla parte di chi è accusato. Nessuno può permettersi di attentare alla nostra funzione e al diritto di difendersi nelle sedi competenti. Ne vale la salvezza e la tenuta del nostro sistema. Solidarietà e vicinanza agli avvocati aggrediti, nei confronti dei quali ci sono state gravi condotte, che ledono le loro persone ma anche la nostra categoria. Sul punto ci riserviamo ogni ulteriore valutazione» conclude il Coa.
Poi il presidente della Camera penale, Pasquale Improta, aggiunge: «Si leggano le motivazioni della sentenza e poi ognuno potrà confrontarsi con le ragioni dell'assoluzione. E comunque la sentenza di primo grado, laddove impugnata, dovrà reggere il vaglio della Corte di appello. Credo che Serena e Guglielmo meritino di più di un derby tra forcaioli e garantisti che scambiano il tribunale per un'arena. Tutti noi siamo desiderosi di sapere chi si è macchiato di un delitto così atroce che ha privato della vita una ragazza nel fiore dei suoi anni e che ha devastato un padre coraggioso e invitto che ha lottato sino all'ultimo respiro. Ma la vittoria deve essere pura, limpida non oscurata dalla limacciosa ombra del dubbio: non c'è giustizia nel ricercare "un" colpevole, c'è giustizia nel trovare il colpevole».
Gli striscioni
Gli interventi di Coa e Camera penale arrivano a poche ore dallo striscione affisso nel weekend all'ingresso del palazzo di giustizia: uno striscione privo di parole oltraggiose ma dal significato forte, ovviamente di condanna all'operato e alle scelte dei giudici. Lo striscione è stato prontamente rimosso e sono state avviate dalle forze di polizia mirate indagini per risalire agli autori del gesto dimostrativo. Ecco il motivo della necessità di visionare le telecamere di sorveglianza per acquisire i video e accertare l'identità di coloro che hanno espresso in questo modo il proprio dissenso.