«Serena non è morta da sola. Mio padre si è ammazzato, ok. E Serena come è morta? Di freddo? Guglielmo si è battuto per Serena e per mio padre per niente, allora» commenta tra le lacrime Maria, figlia del brigadiere Santino Tuzi, fuori dal tribunale. «Cosa dirò ai miei figli ora? Che il nonno si è ammazzato per nulla e che Serena si è uccisa da sola?» continua tra le lacrime. «No. Dopo venti anni non c'è giustizia. Per noi le prove c'erano. Non posso condividere la sentenza, ma non come zio: come cittadino italiano» aggiunge, Antonio Mollicone. «La verità è ben altra. Hanno parlato il corpo e gli scienziati - afferma ancora - Serena trucidata. Noi andremo avanti».

Le difese degli imputati
«I Mottola non hanno vinto perché hanno subito 11 anni di fango, non ha vinto Serena perché la sua morte è rimasta senza un colpevole. Non ha vinto la giustizia perché non è un Paese civile quello dove si fa un processo a oltre 20 anni da un delitto» afferma l'avvocato Francesco Germani, storico difensore della famiglia Mottola, dopo la sentenza di assoluzione per Franco, Marco e Annamaria Mottola, durante la conferenza stampa. «Quatrale ha sempre sostenuto la sua estraneità che è stata confermata in questa sede. È caduto un castello accusatorio che si è retto su meri indizi di colpevolezza, così come abbiamo sempre detto.

La Corte ha ridato dignità all'uomo e al carabiniere, quella dignità che merita» ha affermato l'avvocato Paolo D'Arpino, che insieme a Francesco Candido - con i colleghi Bruno Iaconelli e Daniela Crolla - hanno sostenuto l'estraneità di Quatrale sin dal primo momento. «Abbiamo sempre detto: giustizia per Serena! Ma non una giustizia che passi attraverso indagini già smentite in passato» ha sottolineato Candido. Quatrale non c'è, ma è commosso.
«Suprano ha affrontato questo processo con la massima tranquillità, avendo sempre fiducia nella giustizia. Sempre il primo a collaborare» ha commentato l'avvocato Cinzia Mancini, difensore con Emiliano Germani dell'appuntato scelto Francesco Suprano. Che in aula, subito dopo la sentenza, ha ringraziato i suoi avvocati.

La procura
«Questa procura prende atto della decisione che la Corte di assise - afferma in una nota il procuratore Luciano d'Emmanuele - È stato offerto tutto il materiale probatorio che in questi anni, tra tante difficoltà, è stato raccolto. La procura di Cassino non poteva fare di più. Gli elementi a sostegno dell'accusa hanno superato l'esame dell'udienza preliminare. Il contraddittorio tra le parti ha convinto i giudici circa la non colpevolezza dell'imputato. Sarà interessante leggere le motivazioni sulle quali si farà un analitico e scrupoloso esame per poi proporre le ragioni dell'accusa innanzi al giudice superiore. Questo procuratore e tutti i sostituti ringraziano la dottoressa Siravo per il grande impegno che ha manifestato nel corso delle indagini e la giovane collega Fusco per l'attenta e scrupolosa partecipazione alle udienze».