Nel 2019 Frosinone aveva segnato una ripresa dell'utilizzo del mezzo pubblico. Una buona notizia per una città assediata dalle polveri sottili. Tuttavia, poi è arrivato il Covid, il lockdown e le varie limitazioni. Così la domanda del trasporto pubblico è crollata. È un altro spaccato che emerge analizzando il report "Ambiente urbano - anno 2020" dell'Istat. Tra quei segnali di resilienza che indica l'istituto di statistica nell'anno del lockdown sicuramente, almeno per il capoluogo ciociaro, non c'è il trasporto pubblico. Eppure tra i cavalli di battaglia nella campagna elettorale del neo-eletto sindaco Riccardo Mastrangeli c'è la metropolitana leggera per il quale ci sono 2,5 milioni per realizzare il chilometro e seicento metri dalla stazione a De Matthaeis.

Per passeggeri annui per abitanti dal 2015 al 2020 Frosinone ha avuto 15,8 passeggeri nel 2015 poi saliti a 17,9 nel 2017 e scesi a 16,1 nel 2018. Il picco nel 2019 con 20,5, terzo posto regionale dopo Roma e Rieti. Poi è arrivato il Covid e il crollo a 7,1. I passeggeri annui sono stati 730.000 negli anni 2015, 2016 e 2018 poi 810.000 nel 2017, 920.000 nel 2019 e quindi appena 320.000 nel 2020.

Stabile, invece, la quota dei veicoli per 100.000 abitanti che oscilla da 43,15 a 47. Stesso discorso per gli autobus impiegati prima 20, poi 21 dal 2016 al 2020, il minimo, però, tra i capoluoghi del Lazio. I posti al chilometro offerti per abitante hanno oscillato tra i 1.131 e i 1.369 del 2019, anche in questo caso terzo valore del Lazio dopo Roma e Rieti. Poi con il lockdown la discesa a 1.047.

I posti al chilometro offerti sono 52 per gli anni 2015-2018 poi saliti a 62,5 nel 2019 e la discesa a 46,7 nel 2020. E ancora i posti al chilometro offerti per abitante erano 1.585 nel 2004. Da allora è iniziata una progressiva discesa fino alla quota minima di 1.124 del 2014. A quel punto è iniziata una lenta ripresa che ha portato a un recupero fino ai 1.389 del 2019. Fuori range il numero del 2020, chiuso a 1.047.

A livello nazionale, nel report dell'Istat si legge che «nel 2020 si registrano alcuni progressi sulle due principali linee di sviluppo del trasporto pubblico locale (Tpl) indicate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza: il potenziamento delle infrastrutture per il trasporto rapido di massa e il rinnovamento del parco circolante».

Lo studio evidenzia che l'offerta del trasporto pubblico locale è poco diversificata: «Nel complesso, tuttavia, la dotazione infrastrutturale dei comuni capoluogo, dove risiede circa il 30% della popolazione nazionale, resta carente: in 81 città (tre su quattro, fra cui Bari e Reggio di Calabria) l'autobus è l'unica modalità di Tpl disponibile o rappresenta oltre il 99,0% dell'offerta, mentre in altri 22 (fra cui Genova, Bologna, Firenze, Palermo, Messina, Catania e Cagliari) copre più di due terzi dell'offerta complessiva. Soltanto sei città dispongono di un'offerta più diversificata, con quote consistenti coperte dalle altre modalità di trasporto: Milano (dove il 65,1% è fornito dalla metropolitana e un altro 15,3% da tram e filobus), Napoli (64,3% metropolitana, 7,1% tram, filobus e funicolare), Roma (56,9% metropolitana, 4,4% tram e filobus), Venezia (42,2% trasporti per vie d'acqua, 9,8% tram), Brescia (40% metropolitana) e Torino (22,9% tram, 21,4% metropolitana)».