Il peso della libertà narrato dal cardinale Matteo Maria Zuppi e Walter Veltroni. Martedì sera Veroli ha ospitato, per la terza edizione del "Festival della Filosofia", due dialogatori d'eccezione, il neo presidente della Cei e l'ex vice presidente del Consiglio, affidando loro il compito di scandagliare il tema "Libertà, fede e comunità".

Un duetto laico-religioso, con una misurata presenza del concetto di Dio, che ha traghettato una gremita Piazza Santa Salome nei mari inquieti della coscienza collettiva, parlando di storia, totalitarismi, limitazioni ed intelligenza artificiale. Un legame di amicizia, quello che unisce Zuppi e Veltroni, che affonda le radici nella visione condivisa della valorizzazione del bene comune. È stato proprio il già sindaco di Roma ad addentrarsi per primo nel tema partendo da un'asserzione: "la libertà è altro da noi".

Perché nell'incontro con il prossimo si innesta il senso profondo del confronto. Una libertà che a lungo abbiamo dato per scontata e che ora è nuovamente in discussione per un tremendo allineamento di eventi nell'orbita politica internazionale. La pandemia prima e la guerra poi hanno riportato alla luce il valore della libertà che si ritrova nell'incontro con l'altro. E se l'intolleranza degli estremismi e l'ossimorico distanziamento sociale hanno duramente provato il senso di libertà, non si può dimenticare che essa si concretizza nella democrazia, condizione assoluta perché la società possa affrontare le contraddizioni di questo tempo.

Il cardinale Zuppi ha riavvolto il nastro, muovendo dal passato e sottolineando come non vada messo da parte «il debito che abbiamo verso chi ci ha restituito la libertà». Saperla custodire e consegnarla a chi verrà dopo di noi, è la vera sfida. Anche ora che, come ha rimarcato Veltroni, «il presentismo scevro ha cancellato il senso della memoria».

Un passo a due che ha toccato l'idea di comunità distinguendola da quella di massa: libero arbitrio che non va delegato, responsabilità civile che va esercitata. Un fil rouge intessuto da entrambi che ha lasciato al pubblico un pensiero condiviso; l'io che trova la sua pienezza nel noi e non nella solitudine della sola autoconservazione. Se un margine c'è per ricostruire la speranza, Veltroni lo ha affidato proprio al senso di responsabilità e collettività, ingredienti imprescindibili perché si possa uscire da qualsiasi crisi.