Un'azione fulminea e violenta. Bastano 50 secondi per stroncare la vita al cuoco di Paliano Willy Monteiro Duarte, 21 anni. Sono passate le 3 nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2020. Siamo a Colleferro, nella zona dei locali, dove i ragazzi trascorrono una delle ultime serate all'aria aperta della stagione estiva. Per Willy sarà l'ultima della vita.
Il ragazzo di origini capoverdiane ha staccato dal turno di lavoro ad Artena, è tornato a casa e poi è uscito insieme agli amici. Proprio mentre sta andando via riconosce un vecchio compagno di scuola in difficoltà e interviene chiedendo se ha bisogno di aiuto. Non sa Willy che la discussione che si era accesa qualche minuto prima sulle scalette e che rischiava di degenerare - come poi ricostruiranno diversi testimoni al processo - si è conclusa. Gli animi si stanno rasserenando.

Non sa che qualcuno ha chiamato i fratelli Bianchi in soccorso. Proprio mentre Willy si trova ai giardinetti arriva a tutta velocità la Q7 - e lo diranno in tanti davanti alla Corte d'assise di Frosinone - scendono i fratelli Marco e Gabriele Bianchi. Sono circa 50 i secondi di violenza. Arrivano calci e pugni: Willy è il primo a essere colpito, si rialza e sarà colpito ancora. E ancora. Anche quando è a terra e privo di difesa. Poi tutti scappano e tornano ad Artena.
La stazione dei carabinieri è proprio lì dietro, il maresciallo Antonio Carella sente le urla e capisce che è successo qualcosa di grave. Si chiamano i soccorsi e si cerca di ricostruire quanto avvenuto con l'aiuto dei presenti. Ed è uno dei presenti in piazza che invia al maresciallo la foto della targa del Q7. I carabinieri risalgono ai fratelli Bianchi e li vanno a cercare al bar di famiglia ad Artena. Lì li invitano in caserma a Colleferro. E così torneranno di nuovo a Colleferro Marco e Gabriele Bianchi, ma anche Francesco Belleggia e Mario Pincarelli.

Inizialmente gli investigatori puntano su cinque persone. Nel giro di poche ore il cerchio si stringe intorno ai quattro che finiranno a processo. Verranno attivate le intercettazioni ambientali, in caserma e in carcere dove nel frattempo saranno trasferiti i Bianchi e Pincarelli. All'esito dell'interrogatorio Belleggia finisce ai domiciliari da dove seguirà il processo. Contro i Bianchi la fama che si portano dietro, ma anche il fatto di essere praticanti di una disciplina di arti marziali la Mma. Nel corso del processo i pubblici ministeri di Velletri evidenzieranno questo fatto: la capacità tecnica di saper portare un colpo, ma anche la consapevolezza del danno che un colpo del genere, se portato in parti vitali, può provocare.

L'iniziale contestazione di omicidio preterintenzionale viene tramutata in omicidio volontario. E la posizione del quartetto si aggrava.
Ai funerali di Willy, il 12 settembre del 2020 a Paliano partecipa una folla immensa. C'è anche l'allora presidente del consiglio Giuseppe Conte, a testimoniare la gravità dell'accaduto. Si muove anche la comunità capoverdiana per manifestare il sostegno alla famiglia di Willy. Una famiglia che non andrà mai oltre le righe. La richiesta dei Monteiro è sempre la stessa: giustizia per Willy.

Il processo partirà il 10 giugno del 2021 dopo che la procura di Velletri dispone il giudizio immediato, evitando il filtro dell'udienza preliminare. Il presidente della Corte, il giudice Francesco Mancini dispone rigide misure per lo svolgimento in sicurezza del processo. Nel rispetto delle norme Covid, le udienze saranno quasi sempre a porte chiuse. Gli imputati detenuti in carcere seguiranno il processo in videoconferenza. Tra l'altro alla prima udienza ci sarà un fuori programma: Pincarelli e Gabriele Bianchi, scortati dalla polizia penitenziaria, arriveranno a Frosinone, salvo poi esser ricondotti in carcere per seguire l'udienza davanti al terminale. Presente in aula sarà l'unico imputato ai domiciliari, Francesco Belleggia, sempre in giacca e cravatta.

Inizialmente la Corte stabilisce undici udienze in sei mesi per sentire tutti i testi. Si comincia il 23 giugno con i testi dell'accusa che in aula sarà rappresentata dai pm Francesco Brando e Giovanni Taglialatela, spesso entrambi presenti. Quaranta i testi che indicherà la procura, 36 le difese dei Bianchi, 37 quella di Pincarelli e 15 quella di Belleggia, molti in comune con l'accusa.
Il 18 novembre parlano in aula gli imputati, presenti fisicamente per la prima volta. Si inizia da Marco: impiegherà 33 minuti per fare il nome di Willy. Va in scena uno scaricabarile, i Bianchi accuseranno Belleggia e Pincarelli. Marco ammetterà solo una spinta e un calcio al fianco di Willy (non al petto che, invece, sarà il punto raggiunto dai colpi mortali su Willy secondo la procura). Gabriele dirà di aver colpito con un calcio al petto Cenciarelli, l'amico di Willy. Belleggia, invece, accuserà i Bianchi. Pincarelli sarà l'unico a rendere solo spontanee dichiarazioni affermando di essere caduto addosso a una persona e di averla colpita con "due pizze" senza esser certo che fosse Willy. La mamma di Willy alla fine dell'udienza commenterà: «Spero ci sia un pentimento che io oggi non ho visto».

Il Covid, soprattutto all'inizio del 2022 scombina un po' i piani della Corte che aveva stabilito come data per la sentenza il 24 marzo. A causa di una serie di slittamenti per il virus, le requisitorie dei sostituti procuratori ci saranno il 12 maggio. «Willy è morto per la follia lucida degli odierni imputati, per la follia del branco», concluderà l'intervento il pm Brando. L'accusa chiederà l'ergastolo per i fratelli Bianchi e 24 anni per Belleggia e Pincarelli. Richieste che troveranno il consenso degli avvocati di parte civile, Domenico Marzi e Vincenzo Galassi per la famiglia di Willy, Vincenzo Pastorino, Maurizio Frasacco e Massimo Ferranbdino per i comuni che si sono costituiti parte civile, Colleferro, Paliano e Artena.

Le arringhe delle difese, con gli avvocati Mario e Massimiliano Pica, Loredana Mazzenga e Vito Perugini, cercheranno di smontare la costruzione dei pm. Forniranno indicazioni sui testi da considerare e quelli da scartare perché considerati inattendibili. Tutti sono concordi nel negare responsabilità e soprattutto l'omicidio volontario. Ieri, l'atteso epilogo, con l'ergastolo ai due Bianchi, i 23 anni a Belleggia e i 21 a Pincarelli.