Un lungo applauso accoglie la sentenza. E poi lacrime e abbracci. Non appena la notizia delle condanne di primo grado arriva fuori dall'aula dove stazionano familiari e amici di Willy Monteiro Duarte scattano un applauso sentito. Sono le 13.02 di ieri quando la Corte d'assise, presieduta dal giudice Francecso Mancini (a latere l'altro togato Chiara Doglietto e i giudici popolari), esce dalla camera di consiglio e legge il dispositivo: ergastolo per i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, 23 anni per Francesco Belleggia e 21 anni per Mario Pincarelli, i quattro imputati dell'omicidio del cuoco di Paliano, 21 anni, avvenuto nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2020 a Colleferro. Una morte senza perché, un pestaggio brutale, durato 50 secondi contro un ragazzo che ha avuto la sola colpa di voler aiutare un amico in difficoltà. La Corte asseconda le richieste dei pm di Velletri Francesco Brando e Giovanni Taglialatela sulla posizione dei fratelli Bianchi e non si discosta più di tanto su Belleggia e Pincarelli. I pm avevano, infatti, chiesto 24 anni per gli altri due.

La giuria esclude l'aggravante dei motivi abbietti per tutti, mentre concede, ai soli Belleggia e Pincarelli, le attenuanti generiche equivalente all'aggravante residua. Stabilita l'interdizione perpetua dai pubblici uffici nonché una provvisionale immediatamente esecutiva per le parti civili quantificata in 200.000 euro per ciascun genitore di Willy e di 150.000 per la sorella, tutti presenti in aula con il sostegno degli amici di Paliano e della comunità capoverdiana. Per due testimoni atti in procura per valutare un'ipotesi di falsa testimonianza.
Il pm Giovanni Taglialatela all'uscita dell'aula commenta così: «È quello che speravamo in relazione al lavoro svolto, tuttavia sappiamo che il giudizio poi si presta a delle variabili e il fatto aveva un contesto e delle sfumature che potevano dare adito a una diversa valutazione. Però le prove che avevamo prodotto erano, a nostro avviso, assolutamente sufficienti e più che fondate per chiedere quello che abbiamo chiesto».

La procura di Velletri ha svolto la ricostruzione di quanto accaduto nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2020 a Colleferro sulla base del lavoro condotto dai carabinieri della compagnia di Colleferro. I fatti sono avvenuti proprio vicino alla caserma dei carabinieri, messi subito sulla pista giusta da una foto consegnata da un ragazzo che era sul posto che ritraeva la vettura, l'Audi, la Q7 nera, in uso ai fratelli Bianchi. Da lì i carabinieri arriveranno ad Artena, luogo di residenza degli imputati, ma anche di lavoro di Willy, che faceva l'aiuto cuoco in un ristorante. La notte stessa i giovani di Artena verranno portati in caserma e da lì l'inchiesta prenderà il là con gli arresti e la contestazione iniziale di omicidio preterintenzionale che poi cambierà in volontario.

Ieri, l'epilogo di un processo, iniziato il 10 giugno dello scorso anno, che ha avuto grandissimo rilievo mediatico contro il quale si sono scagliati, tra l'altro, i difensori degli imputati. Mentre da una parte è stata manifestata, con la compostezza che ha sempre contraddistinto la famiglia di Willy, una certa qual soddisfazione per l'esito del processo, dall'altra non è mancata l'amarezza. Dalle camere di sicurezza subito dopo il verdetto, si sentono urla e un accorrere di polizia penitenziaria.

Maria Lucia, mamma di Willy, insieme alla sorella, viene scortata fuori dal tribunale dagli agenti della polizia. La donna, fortemente provata, e sempre presente in aula, con la sola eccezione dell'udienza sull'autopsia, a differenza di altre volte sceglie di non commentare. Poche le parole di papà Armando: «Willy rimarrà sempre nei nostri cuori. Il dolore resta infinito». A chi gli chiede una parola sui Bianchi, anche alla luce dell'ultima lettera inviata dal carcere nell'imminenza del verdetto, dice: «A loro non dico nulla. Giustizia è fatta!». Tutt'attorno c'è chi piange. «Ci mancherà sempre», dice una zia. Che aggiunge: «Aspettavamo questa sentenza. Purtroppo Willy non c'è più». Un altro zio negli istanti successivi all'annuncio delle condanne urla: «Brava la giustizia italiana. È meritato... proprio meritato».

Ora bisognerà attendere le motivazioni, dopo di che ci saranno i prevedibili appelli degli avvocati Mario e Massimiliano Pica, Vito Perugini e Loredana Mazzenga, difensori degli imputati. Soddisfatti, per le parti civili, gli avvocati Domenico Marzi e Vincenzo Galassi per i Monteiro nonché per i Comuni di Paliano, Colleferro e Artena gli avvocati Vincenzo Pastorino, Maurizio Frasacco e Massimo Ferrandino.