«I fratelli Bianchi hanno dato sfogo al loro impulso violento, approcciandosi alla folla con il solo intento di ledere e non recedendo dal proprio proposito criminoso nonostante i tentativi di alcuni presenti di spiegare come non vi fosse assolutamente la necessità di adoperare violenza». È un passaggio delle repliche dei pubblici ministeri di Velletri depositate in vista dell'udienza del 4 luglio nella quale è prevista la sentenza. L'accusa ha chiesto l'ergastolo per i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, nonché 24 anni per Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, difesi dagli avvocati Massimiliano e Mario Pica, Loredana Mazzenga e Vito Perugini.

Avendo i pm deciso di replicare, ci sarà un breve intervento anche delle difese e poi la camera di consiglio. L'integrazione che i pm faranno alle arringhe riguarderà alcuni aspetti per ribadire l'esistenza dell'aggravante dei futili motivi nonché una puntualizzazione sulla sentenza dell'omicidio di Emanuele Morganti (ormai definitiva), che era stata prodotta dalla difesa Pincarelli. Per i pm Brando e Taglialatela i due omicidi sono diversi e non è possibile paragonarli perché Emanuele è caduto sbattendo contro il montante di un'auto, mentre a Willy sono stati inferti colpi diretti.

In un altro passaggio l'accusa parla di «azione del tutto spropositata». Sul movente, i pm argomentano «appare evidente come non vi fosse alcun elemento per giustificare una condotta di quel tipo, che quindi viene posta in essere nonostante l'assenza di un motivo valido, utilizzando quella discussione nata fuori ad un locale come mero pretesto per aggredire». E ancora: «Il movente della condotta è così banale che si può senz'altro osservare come un "non movente"».